PAROLA DI DANTE

Gabriella Maggio

Indonnarsi

Ma quella reverenza che s’indonna
di tutto me, pur per Be e per ice,
mi richinava come l’uom ch’assonna.

Paradiso VII, 13

Ma quella  reverenza che s’impadronisce  di me, solo a udire la prima e le ultime sillabe del suo nome, Beatrice, mi costringeva a chinare la testa, come quando si è assonnati. Dante  si riferisce  esplicitamente  al sonno mistico, all’estasi che  lo coglie  anche con lo spezzarsi del nome  di Beatrice. In questa terzina,  secondo  lo studioso Luigi Sasso, il rispetto e l’ammirazione  per la potenza del nome di Beatrice raggiunge l’apice. Il verbo  indonnarsi   deriva dal nome donno, cioè ‘signore’, preceduto dall’elemento in– e seguito dall’uscita –are, propria dell’infinito dei verbi di prima coniugazione. Nell’italiano antico significava ‘insignorirsi’, ‘impadronirsi’, ‘farsi signora o signore’. Non è un’invenzione dantesca: prima che nel settimo canto del Paradiso, è documentato in una poesia di Iacopone da Todi.

 

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