L’ODORE DELLA NEBBIA Ispirato a una storia vera

Romanzo di Licia  Cardillo Di Prima-Dario Flaccovio editore

Gabriella Maggio

Mi piace la montagna, mi piacciono le piante,le rocce,l’aria pulita…E mi piace pure l’odore della nebbia… dice la protagonista alla proprietaria del b&b  che le chiede perché  sia venuta a Rocca Sicana.  Elena dopo diversi anni è  tornata al paese natio per qualche giorno, spinta dal desiderio di fare chiarezza sulla sua vita e su quella della madre, da cui non ha mai ricevuto affetto. Ha riconosciuto nella donna piccola, magra, capelli colore camomilla, che la riceve, Sara la donna che da bambina, quando tutti la chiamavano Gesuina, dal nome della madre, Gesualda,la compativa per la sua miseria, rinfacciandole la dissolutezza della madre.  Ma oggi, che vuole chiamarsi Elena, ancora non è pronta per  svelare ai paesani la  sua identità  e per questo evita  di mostrare  il documento  al momento  della registrazione. Elena non ha ancora rielaborato il disagio di essere  stata  la bambina di cui nessuno ricordava  il vero nome, Agata, quello di una pietra, come le diceva il nonno. Dopo avere superato difficoltà che le  sembravano insormontabili, ha assunto il nome di  Elena, l’eroina del mito bella come lei e come lei umiliata e rapita. Il ritorno nei luoghi e nella casa dell’infanzia, i colloqui con alcuni dei compaesani l’aiutano nel percorso di ricostruzione  della sua storia. Passo  dopo passo riesce a  trovare  un senso nel suo passato e a  portare a compimento il  riscatto  di  se stessa già iniziato col completamento degli studi ed il lavoro di maestra. Nei luoghi dell’infanzia riaffiora  il ricordo del nonno, la magia delle sue parole, dei suoi racconti che attraverso l’alone della favola e del gioco le svelavano il mondo, la sua crudezza  e nello stesso tempo le davano la forza di sopportarla e superarla : “ Scoprii allora che le parole sono le sole cose che nessuno può rubarmi”. Gli uomini cattivi diventavano  i draghi delle favole, ma come le principesse Gesuina  aveva  un’ala d’angelo:” Metti le ali, Gesuina, e vola!… A sei anni, Gesuina ha scoperto che il corpo non le appartiene.Un estraneo può disporne, ferirla e ucciderla, senza farla morire.” Gesuina, Agata, Elena sa :” Cosa è la voglia di annientarsi, di perdersi,di diventare  un’altra, come la vogliono gli uomini”…..Ma sa anche che: “Devo mescolare il mio dolore…con quello di tutte le donne che si perdono per recuperare il desiderio della vita…solo scrivendone….posso prendermene cura, addomesticarlo, urlarlo al mondo, affinchè si faccia pietra di scandalo e diventi il dolore di tutti. La narrazione, scandita in brevi capitoli, scorre limpida alternando presente e passato, lingua italiana e dialetto, lingua della mente e lingua del cuore, della cultura  e del viscerale rapporto con luoghi e persone. La nebbia che dà il titolo al romanzo  accompagna la protagonista non soltanto nell’infanzia ma anche nell’età adulta, da Rocca Sicana alla Pianura Padana  ed assume un significato non solo di fenomeno naturale, che  dà il sapore della realtà,  ma simbolico come  separazione dal mondo, instabilità  e nello stesso tempo  progressiva trasformazione della narratrice protagonista. Licia Cardillo Di Prima  condivide il pensiero  di Alejandro Jodorowsky, riportato in  esergo : “La realtà è quello che è, e allo stesso tempo quello che non è”   e ne fa il  principio di interpretazione  dei fatti narrati. In questa prospettiva  s’inquadra anche il mare, decisivo per il processo di riappropriazione di sé e della vita : “ Mi tuffo e nuoto con foga verso la linea dell’orizzonte. Non potrò mai raggiungerla, ma non mi lascio intimidire dalla distanza…Il mare è il mio elemento…Mi accoglie e mi culla come fosse una madre. Anzi meglio di una madre”. Il sottotitolo “Ispirato a una storia vera” informa il lettore che il romanzo ha preso le mosse da un fatto realmente accaduto,  raccontato alla scrittrice  da una donna  vittima di violenza. Soltanto dopo qualche anno, dice Licia Cardillo Di Prima, ha potuto scriverlo. È stato necessario  il filtro dal tempo. Rielaborando il racconto, la scrittrice lo ha reso un “caso” esemplare di donna che sa reagire e riappropriarsi della  vita che le è stata rubata.

 

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