L’Archivio, questo sconosciuto (II)
(Renata De Simone)
Il nucleo principale di scritture in deposito è costituito dalla Real Cancelleria di Sicilia, dal Protonotaro del Regno e dalla Conservatoria del Real Patrimonio, a cui si aggiunsero le scritture giudiziarie del Tribunale della Gran Corte Civile e Criminale, la Magna Curia dei Maestri Razionali, la Deputazione del Regno, il fondo Notarile e le oltre 6000 pergamene. Con i suoi circa 400.000 pezzi, oltre il materiale pergamenaceo, la ricca biblioteca interna (11.000 pezzi di cui alcuni rari e 24 cinquecentine) la collezione dei sigilli e i numerosi strumenti di ricerca, tra inventari, regesti, repertori e indici, l’Archivio di Palermo, oggi Archivio di Stato, documenta la storia della nostra isola, terra di incontri di culture e di civiltà, ognuna delle quali ha lasciato la sua indelebile impronta nelle carte d’archivio, dal periodo arabo-normanno ai nostri giorni.
Non c’è studioso di storia siciliana o cultore di storie che hanno in Sicilia il loro centro di interesse che non passi dall’Archivio, alla ricerca di un documento che avalli o sostenga o rafforzi un assunto teorico circo-stanziandolo e confortandolo col valore della prova documentaria.
C’è anche, dietro queste mura vetuste, e pochi lo immaginano, un attrezzatissimo laboratorio micro-fotografico, in grado di realizzare microfilm, copie da lettore e copie digitali ad alta definizione su CD o DVD e un laboratorio di restauro specializzato per interventi conservativi su carta e pergamena per la conservazione del patrimonio archivistico e per interventi di legatoria nell’interesse dell’Istituto.
E’ poi in incremento negli ultimi anni (sarà forse la ricerca di nuovi percorsi formativi nei giovani siciliani?) la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica, regolamentata dall’art.20 dal citato decreto del 1843, che aveva il compito di formare i funzionari archivisti ma che fu subito aperta agli esterni che avessero, come hanno tuttora, interesse per le discipline utili alla comprensione e allo studio delle fonti storiche: la Paleografia latina, appunto, che studia le diverse forme assunte nei secoli dalla scrittura latina e l’uso delle abbreviazioni, la Diplomatica, utile alla classificazione, alla datazione e all’interpretazione dei documenti medievali strutturati secondo modelli predefiniti, l’Archivistica, infine, maestra di leggi sull’ordinamento, la indicizzazione, standardizzazione, oggi in versione digitale, di archivi e complessi documentari.
Chissà cosa ne penserebbero i primi illustri maestri della scuola d’archivio di Palermo, da Isidoro Carini a Salvatore Cusa a Raffaele Starrabba a Giuseppe Silvestri o Antonio Flandina, grandissimi esperti di documentazione siciliana!”
Così rimuginando sono ormai sulla via del ritorno, mentre gli ignari turisti continuavano a bearsi, oltrepassata la porta che il viceré Marcantonio Colonna intitolò alla moglie Felice, con la vista dello splendido lungomare che sta per essere percorso dalla calda luce di un indimenticabile tramonto siciliano.