IL FASCINO DEL LUSSO
(Daniela Crispo)
A partire dal II sec. a. C. Roma si trasformò da piccolo stato peninsulare in potenza mediterranea e venne a contatto attraverso le conquiste dei territori con il mondo orientale. Iniziò così una trasformazione sociale e culturale, che incise sullo stile di vita fino allora semplice, favorita da un gruppo di gentes che gravitava intorno agli Scipioni e che la spuntò sugli oppositori, rappresentati da Catone il Censore, convinto assertore della tradizione italica, legata prevalentemente alla coltivazione della terra più che alle conquiste esterne. I Romani erano già preparati a ricevere e ad apprezzare la civiltà ellenistica, di cui avevano fatto esperienza attraverso gli Etruschi e le città greche dell’Italia meridionale, ma allora ricevettero un’impressione più forte dell’elevato livello di vita materiale del Medio Oriente e cominciarono ad imitarlo. Apprezzarono il gusto di arredare le domus con suppellettili pregiate e mostrarono subito l’inclinazione per i murrina vasa, coppe realizzate con la murrha, materiale ritenuto allora preziosissimo. La fonte latina più completa sull’argomento è Plinio il Vecchio che nel XXXVII libro della Naturalis Historia, dedicato alle pietre preziose, tratta anche della murrha e del pregio in cui era tenuta dai ricchi romani. Racconta che Pompeo per primo celebrando il trionfo su Mitridate VI re del Ponto dedicò a Giove Capitolino parecchie coppe murrine: Eadem victoria primum in urbem myrrhina invexit primusque Pompeius lapides et pocula ex eo triumpho Capitolino Iovi dicavit. quae protinus ad hominum usum transiere, abacis etiam escariisque vasis expetitis; et crescit in dies eius luxuria. La moda sfarzosa si diffuse tra gli uomini di giorno in giorno. In età imperiale Petronio, il famoso arbiter elegantiae, possedeva un mestolo murrino che gli era costato trecentomila sesterzi, lo frantumò quando Nerone gli mandò l’ordine di uccidersi affinchè l’imperatore non se ne impadronisse, dal momento che era un formidabile collezionista. (Petronius consularis moriturus invidia Neronis, ut mensam eius exheredaret, trullam myrrhinam HS CCC emptam fregit). La murrha, continua Plinio, si trovava in Oriente in luoghi poco noti, soprattutto nel regno dei Parti, ma specialmente in Carmania ( una regione vicino all’Indo); si riteneva che fosse un liquido sotterraneo rappreso per il calore (Oriens myrrhina mittit. inveniuntur ibi pluribus locis nec insignibus, maxime Parthici regni, praecipua tamen in Carmania. umorem sub terra putant calore densari). Aveva una lucentezza pacata, trasparenza più che splendore, era preziosa per la varietà dei colori che sfumano ripetutamente nella porpora e nel bianco e da entrambi in un terzo simile a porpora che si illumina o bianco latte che si tinge progressivamente di rosso ( splendor est iis sine viribus nitorque verius quam splendor. sed in pretio varietas colorum subinde circumagentibus se maculis in purpuram candoremque et tertium ex utroque, ignescente veluti per transitum coloris purpura aut rubescente lacteo). Plinio riporta anche che il suo odore ne aumenta il pregio ( aliqua et in odore commendatio est). Conferma la notazione Marziale nell’epigramma 113 del l. XIV: “ Si caldum potas, ardenti murra Falerno Convenit et melior fit sapor inde mero” . (Se bevi vino caldo, per l’ardente Falerno va bene la murra: migliore diventa allora il gusto del vino). Accanto ai murrina vasa autentici ben presto se ne fabbricarono imitazioni in pasta vitrea. A noi sono pervenuti circa trecento esemplari di murrina vasa, custoditi nei musei europei.
L’esemplare più bello è forse la Tazza Farnese che si trova nel Museo Archeologico di Napoli, confezionata tra il III ed il I sec. a. C. probabilmente appartenne a Cleopatra e giunse a Roma dopo Azio e la conquista dell’Egitto nel bottino di Ottaviano. Avventurose le successive vicissitudini ed i passaggi di mano della Tazza , oggi non più integra ma incollata dopo un increscioso, per non dire vergognoso, incidente. Oggi si ritiene che la murrha è l’agata fasciata proveniente dall’India, dapprima usata per fabbricare sigilli, mudra è il termine sanscrito che indica il sigillo. Lo studio recente di Mario Del Bufalo Murrina vasa ed. L’Erma di Bretschneider, Roma, ricostruisce esaurientemente il tema.