LA GRANDE MAGIA DI EDUARDO DE FILIPPO

Gabriella Maggio

Dal 6  al 15  dicembre  2024 è stata in scena al Teatro Biondo di Palermo La grande magia di Eduardo De Filippo per la regia di Gabriele Russo. La commedia è la  storia di Calogero Di Spelta, umiliato  dal  cinismo e dalla gelosia morbosa per sua moglie Marta, che si intreccia a quella del sedicente prestigiatore – filosofo Otto Marvuglia.  Per incontrare l’amante Marta concorda col mago la sua sparizione durante un numero dello spettacolo all’Hotel Metroplitan. Poiché  Marta dopo lo spettacolo ancora non ricompare, Calogero minaccia di denunziare il mago. Per cavarsi d’impaccio l’ illusionista  gli consegna una scatola, dicendogli che la donna riapparirà soltanto se la aprirà con fede. Calogero rifiuta, perché si rende conto che accetterebbe  l’adulterio della moglie  e la crudeltà del mondo che lo circonda. Preferisce vivere con questa illusione  tanto che quando la moglie ritorna, perché l’amante l’ha abbandonata,  la respinge e preferisce perpetuare il vagheggiamento di una figura leale in un delicato equilibrio tra umorismo e amarezza. Eduardo ha composto l’opera nel 1948 e l’ha inserita nella Cantata dei giorni dispari. La commedia è stata  interpretata per la prima volta dallo stesso Eduardo con la sorella Titina nel 1949 al Teatro Mercadante di Napoli. Ma Eduardo ha avuto più amarezze che soddisfazioni dalla commedia per la continua “denuncia” di pirandellismo. Lo scriverà su «Il Dramma» del marzo 1950 (a. XXVI n. 105), sul finire delle recite all’Eliseo: «Questo ho voluto dire, che la vita è un gioco, e questo gioco ha bisogno di essere sorretto dall’illusione, la quale a sua volta deve essere sorretta dalla fede. Ed ho voluto dire che ogni destino è legato al filo di altri destini, in un gioco eterno: un gioco del quale non ci è dato di scorgere se non i particolari irrilevanti». Ancora oggi chi assiste allo spettacolo non può non ricordare seguendo la sua prima impressione la conclusione dell’Enrico IV di Pirandello, come anche un’eco lontana della Tempesta di Shakespeare. E forse per questo la commedia resta ancora oggi tra le opere meno fortunate di Eduardo, sebbene  sia giunta  al successo internazionale nella messinscena del 1985 di Giorgio Strehler. Eppure Calogero Di Spelta potrebbe essere compagno di Emilio Brentani protagonista di Senilità di Italo Svevo. Anche Emilio come Calogero si crea un’illusione per continuare a vivere. Si tratta in entrambi i casi di un’illusione diversa da quella dell’Enrico IV pirandelliano, più istintiva e naturale, non frutto di riflessione consapevole e attenta. Questa considerazione potrebbe giovare ad una lettura ed a un’analisi più profonda dell’opera e probabilmente ne rinnoverebbe il successo ancorandola a temi fondanti , soprattutto quello dell’inettitudine,  la letteratura della prima metà del ‘900. L’edizione palermitana è coprodotta da Teatro Biondo di Palermo, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini ed Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale. Sono  protagonisti Natalino Balasso e Michele Di Mauro, insieme a Veronica D’Elia, Gennaro Di Biase, Christian di Domenico, Maria Laila Fernandez, Alessio Piazza, Manuel Severino, Sabrina Scuccimarra, Alice Spisa, Anna Rita Vitolo; le scene sono di Roberto Crea, le luci di Pasquale Mari, i costumi di Giuseppe Avallone e le musiche di Antonio Della Ragione. Il pubblico ha apprezzato lo spettacolo e ha applaudito a lungo gli attori, soprattutto Michele Mauro nel ruolo di Marvuglia   il  personaggio di maggiore spicco della commedia.

 

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