QUANDO IL LICENZIAMENTO È ILLEGITTIMO

Ciro Cardinale*

Un licenziamento è illegittimo quando non rispetta le condizioni previste dalla legge perché sia ritenuto valido. La normativa che regola il licenziamento dei lavoratori privati (per quelli pubblici le regole sono diverse) è stata modificata più volte ed è soggetta anche alle differenti interpretazioni dei giudici, che devono bilanciare i diritti dei lavoratori con le esigenze organizzative e produttive delle imprese. Due sono i motivi per cui si può licenziare un dipendente privato: 1) per giustificato motivo oggettivo, quando l’azienda licenzia un lavoratore per motivi economici, organizzativi e produttivi (chiusura, ristrutturazione, tagli al personale…); 2) per gravi violazioni commesse dal dipendente. È questo il licenziamento disciplinare, che può essere in tronco o per giusta causa, cioè senza preavviso, quando la violazione commessa dal dipendente sia talmente grave da impedire la prosecuzione del rapporto di lavoro, oppure per giustificato motivo soggettivo, in caso di violazioni meno gravi, ma che portano sempre alla fine del rapporto di fiducia tra lavoratore e datore di lavoro. In questo caso il lavoratore ha diritto a ricevere un preavviso perché possa anche difendersi. Prima di procedere al licenziamento per giustificato motivo il datore di lavoro deve sempre verificare se sia possibile assegnare il dipendente ad altre mansioni dello stesso livello o di livello inferiore, anche a stipendio ridotto o a tempo determinato. Questo licenziamento richiede sempre l’invio al dipendente di una lettera scritta, con la quale si comunichi la volontà di licenziarlo e che vale come preavviso. Anche il licenziamento disciplinare richiede l’invio al lavoratore di una lettera scritta di preavviso e contestazione dell’illecito ed indicazione della sanzione da applicare, dando al dipendente il termine di 5 giorni per rispondere e presentare difese scritte o chiedere di essere sentito, eventualmente assistito anche da un sindacalista, ma non da un avvocato. Il datore di lavoro può però rinunciare al preavviso, pagando al dipendente una indennità, mentre se è lo stesso lavoratore a rinunciare al preavviso, egli non ha diritto ad alcuna indennità. Sappiamo adesso come funziona il licenziamento in Italia e possiamo allora dire che esso può considerarsi illegittimo per mancanza di giusta causa o giustificato motivo, perché il datore di lavoro non ha una valida ragione per licenziare il dipendente, perché è discriminatorio sulla base di sesso, razza, religione, età, orientamento sessuale, disabilità, ecc., perché è ritorsivo, cioè intimato come rappresaglia contro il dipendente che ha esercitato un proprio diritto (ad esempio, dopo che il lavoratore ha chiesto le ferie o è in malattia), perché è fatto oralmente e non per iscritto, perché il datore di lavoro non ha rispettato le procedure previste dalla legge, perché il lavoratore è stato licenziato durante la malattia o la gravidanza o il congedo per maternità o paternità o la malattia del bambino… Ma come comportarsi di fronte ad un licenziamento illegittimo? Il lavoratore deve ovviamente agire subito, raccogliendo tutte le prove dell’esistenza del rapporto di lavoro e del motivo per cui è stato licenziato; deve poi contattare un sindacato o un avvocato specializzato in diritto del lavoro per valutare insieme la legittimità o meno del licenziamento e scegliere la strategia migliore da intraprendere; infine, deve impugnare il licenziamento entro 60 giorni dal ricevimento della lettera di licenziamento, inviando a sua volta al datore di lavoro una raccomandata a/r o una pec per contestare il licenziamento e comunicare la sua volontà di opporsi alla risoluzione del rapporto di lavoro, anche senza indicare per il momento le sue ragioni. Entro i successivi 180 giorni dall’invio di questa lettera di contestazione, il lavoratore potrà scegliere di tentare la conciliazione presso la DTL, cioè la Direzione Territoriale del Lavoro, e trovare un accordo, oppure rivolgersi al giudice del lavoro, facendo depositare da un avvocato il ricorso ed iniziando così una causa civile. In quest’ultimo caso, se il giudice dichiari illegittimo il licenziamento il lavoratore può chiedere e ottenere il reintegro nel suo posto di lavoro ed il pagamento di stipendi o salari arretrati, oppure il risarcimento del danno subito, ricevendo una somma di denaro non inferiore a 6 né superiore a 36 mensilità, che per i lavoratori assunti prima del 7 marzo 2015, cioè prima dell’entrata in vigore del Jobs Act, la riforma voluta per rendere più flessibile il mercato del lavoro in Italia, diventa non inferiore a 12 né superiore a 24 mensilità.

* Lions club Cefalù

 

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