ENHEDUANNA LA PRIMA POETESSA
Daniela Crispo
Enheduanna, figlia del re di Akkad Sargon e della regina Tashlultum nacque attorno al 2300 a.C. Del suo talento religioso, politico e letterario restano numerose testimonianze scritte che ci permettono di identificarla con certezza. Il suo nome significa alta sacerdotessa, ornamento del dio (o della dea). A lei viene attribuito il merito di aver creato i paradigmi della poesia, dei salmi e delle preghiere diffuse in tutto il mondo antico e portando così allo sviluppo dei generi riconosciuti ai giorni nostri. II manufatto più importante legato ad Enheduanna è un bellissimo disco di alabastro su cui è scritto: “Enheduanna, sacerdotessa moglie del dio Nanna (dio della luna), oppure sacerdotessa di An (dio del cielo)”. Sul disco Enheduanna è rappresentata nell’atto di celebrare una cerimonia religiosa in onore di Inanna a cui offre libagioni rituali vestita con il tradizionale abbigliamento di somma sacerdotessa. Sul retro del disco il dio della luna, al quale era consacrata la vita di Enheduanna, con una breve traccia biografica della sacerdotessa. Enheduanna fu l’unica figlia femmina dei cinque figli di Sargon. Di sua madre Tashlutum non si sa molto. Era sicuramente la moglie legittima del sovrano e parlava la lingua accadica, mentre Enheduanna compose in sumerico. Raggiunta l’età adulta, la giovane principessa venne consacrata al dio della luna Nanna con delle nozze sacre che si svolsero nel tempio di Ur. Questa cerimonia fuse, in un sincretismo perfetto, l’Inanna sumerica con l’Ishtar semitica e inaugurò un ruolo che venne seguito dalle principesse accadiche centinaia di anni dopo la caduta dell’impero accadico. Enheduanna con notevoli doti di scrittrice e poetessa compone 42 inni dedicati alle principali divinità del pantheon sumero – accadico e alla loro “casa” sulla terra: il tempio eretto nella città a lui consacrata. Alla base della società mesopotamica c’era infatti la profonda convinzione religiosa che ogni città fosse stata donata ai suoi abitanti da una specifica divinità, che ne era allo stesso tempo protettore e padrone. L’intento di Enheduanna è chiaro: sottolineare i legami esistenti tra le divinità e quindi rafforzare la coesione del nuovo impero, fornendo al padre i presupposti religiosi per il suo operato. Ecco come descriveva la dea Inanna nella sua duplice veste di signora dell’amore e della guerra:
Regina di tutti i poteri cosmici [i Me], che sorgi come luce splendente,
Donna risoluta, rivestita di fulgida radianza,
Amata dalla terra e da tutte le stelle,
Sposa del Cielo, di cui sei gemma più grande,Accadi,
[…]
Spargi veleno sulla terra, come un drago.
Se alzi la voce, come una tempesta, nessun raccolto rimane in piedi.
Tu sei un diluvio che spazza via il paese,
Tu sei la signora del cielo e della terra,
Tra le sue composizioni più note è Ninmesarra, letteralmente Signora di tutti i Me, cioè di tutti i poteri divini. “Me” è un termine usato per esprimere un potere cosmico o soprannaturale che controlla o influenza l’intero universo materiale e immateriale; un potere di cui Enheduanna era la custode e l’interprete. “Me” resta comunque un’espressione difficile da tradurre o quanto meno da interpretare univocamente.
L’ Inno IX a Inanna allude ad un probabile esilio della sacerdotessa :
Tu mi hai chiesto di entrare nel santo chiostro, il giparu, e io vi sono entrata, io, l’alta sacerdotessa, Enheduanna! Ho recato con me la cesta rituale e ho levato il mio canto di lode per te. Ora, però, sono relegata in mezzo ai lebbrosi e non posso più vivere con te. Le tenebre si approssimano alla luce del giorno, intorno a me si fa buio. Le tenebre si approssimano alla luce del giorno e lo ricoprono con tempesta di sabbia. La mia tenera bocca di miele d’improvviso si confonde. Polvere è il mio bel volto..
Inno di Enheduanna-Tavoletta YBC-7169