OTELLO AL TEATRO MASSIMO DI PALERMO

Gabriella Maggio

Ph. Teatro Massimo

Dopo undici anni torna al Teatro Massimo di Palermo Otello penultima opera di Giuseppe Verdi composta nel 1887 su libretto di Arrigo Boito, dall’omonima tragedia di Shakespeare. L’ allestimento è stato realizzato in coproduzione con il Teatro San Carlo di Napoli per  la regia di Mario Martone. La messa in scena del regista trasferisce la vicenda, che nel libretto è ambientata a Cipro alla fine del quindicesimo secolo, nel presente, tra i soldati di un esercito occidentale in medioriente. “Il tempo che passa – scrive Martone  nelle note di regia – ci rivela che nessun progresso ferma la spinta brutale di troppi uomini nell’aggredire le donne che dicono di amare fino ad ammazzarle. E questo è un tema, e che tema, dell’Otello di Verdi. Per provare a farlo risaltare il più possibile ho spostato l’azione nel nostro tempo. Ho mantenuto la struttura narrativa dell’opera … Totale fedeltà, dunque. Ma trattandosi di un esercito contemporaneo anche le donne sono soldati, e lo è Desdemona, che viene rappresentata come una soldatessa valorosa e amata. Dunque anche lei è odiata da Jago, e vista immediatamente attraverso lo sguardo che fa di una donna libera “una vil cortigiana.  La sensibilità   verdiana  per le figure femminili,  la sua capacità di empatizzare con la loro sofferenza e di denunciare la società che le produce, fa anche di Desdemona una creazione unica. Oltre a rivelare, una volta di più, quanto potente sia lo scandaglio che Verdi sprofonda nelle nostre coscienze, ancora oggi”.   Dunque opera di grande impatto emotivo per la musica, il canto, la scenografia, la regia. Questo Otello, tragedia dell’amore e della passione che tormenta e uccide, ieri come oggi, ha affascinato il pubblico palermitano, ma ha anche suscitato un vivace dibattito per l’ambientazione contemporanea, voluta dal regista. I melomani tradizionalisti hanno provato stupore misto ad un senso di tradimento di quella che si crede tradizione immutabile, ma che di fatto impedisce all’opera lirica di proporsi come testimone del presente rinnovandosi grazie all’innata vitalità. I sentimenti dell’Otello sono immortali, la gloria militare, l’amore assoluto e totalizzante fino all’estrema violenza, l’invidia e le trame malefiche, l’incapacità di capire l’inganno. La direzione orchestrale di   Jader Bignamini   fin dalla tempesta iniziale colpisce per l’intensità e l’asciuttezza del fraseggio, ma anche per il  rilievo dato  agli squarci  lirici. Yusif  Eyvazov,  nel  ruolo  di Otello, non ostante l’indisposizione  che gli ha causato qualche incertezza, ha mantenuto il  consueto squillo brillante del registro acuto ed un’immedesimazione convinta nel personaggio. La Desdemona di Barno Ismatullaeva in antitesi con la  dimensione tradizionale del personaggio, si è rivelata  più a suo agio nei momenti drammatici che in quelli lirici. Nicola Alaimo ha magistralmente  interpretato uno Jago di grande violenza tragica. Completano il cast il promettente  Andrea Schifaudo, Roderigo, piuttosto confuso  il Cassio di Riccardo Rados, adeguata la Emilia di Irene Savignano. Bravo sempre il Coro diretto dal M.° Salvatore Punturo. Coerenti con la regia le scene firmate da Margherita Palli, i costumi da Ortensia De Francesco, i video da Alessandro Papa e le luci da Pasquale Mari.

 

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