IL MALE OSCURO IN PALCOSCENICO
Gabriella Maggio

Il romanzo di Giuseppe Berto “Il male oscuro”, pubblicato nel 1964, vincitore del Premio Viareggio e del Campiello, è ben valutato dalla critica sino ad oggi e viene proposto come piéce teatrale dal regista Giuseppe Dipasquale per la produzione del Teatro Biondo di Palermo, Marche Teatro, Teatro Stabile di Catania. Protagonista l’apprezzabile Alessio Vassallo. Il male oscuro è il memoriale di quella nevrosi che ha la sua radice nel rapporto con l’autorità super-egotica del Padre, alimentata nella fatica inappagata della scrittura. Il protagonista è uno sceneggiatore malpagato, che non riuscirà mai a finire un suo romanzo, il suo “capolavoro”. La nevrosi è la causa scatenante del suo male fisico, della crisi coniugale e del distacco dalla famiglia. L’aver abbandonato, per disgusto, il padre sul letto di morte ha generato nel figlio un senso di colpa che lo porterà ad attribuire alla postuma vendetta paterna ogni caduta e malessere patito; e guarigione non vi sarà, se non accogliendo quella vendetta e finendo per assomigliare al padre e ripeterne i gesti. Il testo è una continua affabulazione disperatamente polemica e umoristica, che procede avanti e indietro nel tempo come una lancetta mossa ad arbitrio sul quadrante di un orologio. Lo spettatore rimane sulla soglia del dramma, come osservatore non soltanto della nevrosi del protagonista, ma delle azioni dei cittadini e cittadine della Città folle che vengono colti e ritratti nei loro giudizi sbagliati, nei loro movimenti sbagliati, secondo il giudizio espresso sul romanzo da Carlo Emilio Gadda. Viene a quello in cui viviamo. Funzionali le scene le scene di Antonio Fiorentino, i costumi di Dora Argento, le musiche di Germano Mazzocchetti. Il pubblico ha nel complesso gradito lo spettacolo, sebbene qualcuno abbia lamentato il freudismo datato.