ELETTRA AL TEATRO GRECO DI SIRACUSA
Gabriella Maggio
Elettra e Clitennestra
Il fulcro drammatico dell’ “Elettra” di Sofocle è l’eroina ossessionata dall’assassinio del padre Agamennone e dall’allontanamento del fratello Oreste. È rimasta nella reggia di Micene a macinare un implacabile odio, in una condizione di amara sudditanza nei confronti della madre, Clitennestra, e del suo concubino Egisto; tuttavia affronta a viso aperto gli uccisori del padre, mantenendo intatta la sua dignità. Oreste, spesso assente dalla scena, ha un ruolo rilevante nel dramma perché alimenta la speranza della sorella e il terrore della malvagia madre. La tragedia si sviluppa con grande efficacia drammaturgica attraverso l’intervento del precettore di Oreste che racconta la finta morte dell’eroe in una gara di cavalli. Questo permette al giovane di entrare nella reggia e compiere la vendetta. L’urlo di liberazione di Elettra conclude la tragedia. Nessuno dei fratelli però prova senso di colpa, come in Eschilo, probabilmente perché Sofocle vuole dare rilievo a un tempo che si rinnova grazie ai giovani.” Elettra” di Sofocle mette in crisi “ la nobile semplicità e la quieta grandezza “ che J.J. Winkelmann e J. W. Goethe attribuivano agli antichi Greci, confermando l’intuizione di F. Nietzsche che vide nella cultura greca dolore, violenza e rabbia. Il regista Roberto Andò, ambienta la tragedia “in un edificio –natura morta, dove il tempo appare immobile”. Vi si aggira Elettra che ripete” il suo lamento ossessivo” ed “esibisce le sue emozioni”, non ha modo di agire e trova consolazione soltanto nella musica che suona al pianoforte. Le musiche di Giovanni Sollima evocano senza remissione la tensione del dramma. Sonia Bergamasco, rivelatasi attrice drammatica, segue docile le indicazioni della regìa portando in scena un’Elettra che ben rende l’inamovibile fissità del personaggio, “incapace di un vero dialogo con gli altri esseri umani” come si legge nella nota del traduttore Giorgio Ieranò. Più ricca di risonanze la Clitennestra dell’ottima Anna Bonaiuto che dà voce alle ragioni della donna e della madre, che non dimentica il dolore per il sacrificio della figlia Ifigenia, voluto da Agamennone perché Artemide concedesse alla flotta greca il vento propizio per salpare verso Troia. La realizzazione dello spettacolo risulta omogenea e coerente sotto tutti gli aspetti, aperta a letture d’ampio respiro, che vanno da Virginia Woolf a Hugo von Hoffmannstal a Elias Canetti.