LA PRINCIPESSA DI LAMPEDUSA APRE LA STAGIONE DI PROSA PALERMITANA

Gabriella Maggio

Lo spettacolo di Sonia Bergamasco, nella veste di interprete e regista,“ La principessa di Lampedusa” apre la stagione di prosa 2025 del Teatro Biondo di Palermo. L’attrice porta sulla scena il romanzo di Ruggero Cappuccio su  Beatrice Mastrogiovanni Tasca di Cutò madre di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”.  Il sipario si apre sulla scena di Paolo Iammarone e Vincenzo Fiorillo, dove ci sono degli archi che rappresentano rovine tra una schiera di spighe di grano, i cui toni ambrati faranno da orizzonte materico per i cambi di cromia delle lucidi di Cesare Accetta  dal blu al turchese, dal giallo al verde, dal nero al rosa. Appesa all’arco di centro  c’è un’altalena in legno e corda, polo del monologo della protagonista   che  recita a piedi nudi. Sonia Bergamasco racconta in prima persona il carattere libero e risoluto, le passioni, il vitalismo di Beatrice   fra le macerie di Palermo, colpita dai bombardamenti del maggio ’43. Nella finzione scenica la donna è già morta, ma conserva la possibilità di sognare e la sua vita scorre davanti a lei. Beatrice, nata nel 1870 e morta nel 1946, la più grande delle sorelle, è stata sempre fedele al marito, tranne per una liaison con Ignazio Florio. Ricorda  nel suo  monologo tanti episodi emblematici, in particolare quello del maggio 1943 che la vede, incurante dei pericoli e della guerra che incombe a Palermo, ritornare in quel suo palazzo ormai quasi distrutto e riannodare  l’amicizia con Eugenia, che prende il posto di Stefania, la figlia primogenita prematuramente scomparsa. Lo spettacolo è coinvolgente, tuttavia non si può non rilevare la presenza di un’inflessione siciliana nella dizione non del tutto gradevole e un certo compiacimento dell’attrice nella gestualità e fisicità del personaggio. Tentazione che la Bergamasco ha già manifestato nella sua recente Elettra al Teatro geco di Siracusa. Aiuta a comprendere la piéce quello che Sonia Bergamasco dice sul suo personaggio:” La voce della protagonista, e le tante voci di chi lei ha amato, detestato, compreso e rifiutato si intrecciano e si inseguono, prendono corpo e spazio. Un teatro delle emozioni e del pensiero. La solitudine essenziale di una donna che, in un presente senza tempo, prende finalmente il suo tempo per raccontarsi e raccontare la storia. Ho immaginato una scena luminosa e raccolta, in cui le tracce di una vita, le parole non dette, il desiderio di sentirsi ancora parte, e la certezza di esserne ormai definitivamente fuori, sono al centro del gioco. Un’occasione per me imperdibile di mettere alla prova ancora una volta la forma monologo e per verificare quanto spazio ci sia per dare ospitalità sulla scena a presenze e visioni, forte di una lingua e di una storia che parla al presente. L’occasione di orchestrare una partitura per fantasmi attraverso un corpo solo e una sola voce, me la offre Beatrice Mastrogiovanni Tasca di Cutò: donna forte, indipendente, principessa in una famiglia complessa, ferita e geniale. Beatrice viene chiamata a parlare in prima persona da Ruggero Cappuccio, con cui ho collaborato pochi anni fa per dare corpo ad un’altra figura di donna indimenticabile, la Cassandra del mito. Ruggero Cappuccio – che a Beatrice ha già dedicato il libro “La principessa di Lampedusa” mi consegna ora la trama di un sogno, da mettere in scena come interprete e come regista. Una trama musicale, in cui la voce della protagonista, e le tante voci di chi lei ha amato, detestato, compreso e rifiutato si intrecciano e si inseguono, prendono corpo e spazio. Un teatro delle emozioni e del pensiero. La solitudine essenziale di una donna che, in un presente senza tempo, prende finalmente il suo tempo per raccontarsi e raccontare la storia”. Il pubblico ha mostrato di gradire molto lo spettacolo con prolungati applausi.

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