PAROLA DI DANTE

Gabriella Maggio

Nastro

 […] né si partì la gemma dal suo nastro,
ma per la lista radial trascorse,
che parve foco dietro ad alabastro.

(Paradiso Xv, 22)

Nel cielo di Marte, dove si trovano gli spiriti combattenti, riuniti in una croce splendente, Dante incontra il trisavolo Cacciaguida. Per parlare al suo discendente Cacciaguida, luminoso come una gemma,  percorre il braccio destro della croce fino alla parte inferiore senza staccarsi dal nastro che lo sosteneva, simile a  fuoco che splende dietro una lastra di alabastro. Il sostantivo nastro è hapax (parola o espressione di cui è documentato un solo esempio) nella Commedia, nell’occorrenza di Paradiso XV, 22 col significato proprio di fettuccia di tessuto ornamentale con legato un pendente. L’etimologia di nastro risale al gotico  nastilō «cinghia» da cui il tardo latino nastilus ed il romanzo nàstale con i successivi mutamenti fonetici nelle lingue neolatine.

 

 

 

 

 

 

 

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