IL MONACO FOLLE ED IL MONACO GENTILUOMO III parte

(Valentina Mirabella)

IL MONACO FOLLE

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Sentii una voce da un fianco dell’Etna;

Dove, sulla bocca di una caverna

Che guarda a sud,

Un castagno dispensa la sua immensa ombra;

Un eremita o un monaco potrebbe essere quell’uomo;

Ma non riesco a vederlo;

E così quei suoni si diffondono intorno,

In una melodia simile ad una vecchia canzone siciliana:

“C’era un tempo in cui la terra, e il mare e il cielo,

La valle verde brillante, e i recessi della foresta oscura,

Con tutte le cose, giacevano davanti ai miei occhi

In una pacifica bellezza;

Ma ora io sento, sull’inquieto scenario della terra,

Dolori talmente grandi che mai avranno fine;

E chiedo solo di avere pace;

Se dovessi vivere per conoscere i tempi andati!”

Poi seguì un silenzio:

E dall’interno della caverna giunse

Una voce; – era ancora lui!

E così, con tono funereo, rinnovò il suo cupo lamento:

“La scorsa notte camminavo su un verde pendio,

Il prato calmo mi diede una visione,

Sotto i miei occhi il tappeto erboso –

La volta del sepolcro di Rosa!

“Il mio cuore ha bisogno di lottare contro sogni come questo,

Quando mi risvegliai, trovai sotto i miei occhi

Una zolla di terra muschiosa,

Quella su cui spesso sedemmo quando Rosa era viva.

Perché le pietre e gli argini del fiume,

Perché le colline generatrici di piccoli fiori devono

Somigliare così tristemente ai colori del sangue di una fanciulla morta?

“Toccai la mia ferita,- con questa mia mano!

Oh, per te, divina fanciulla,

Io amai fino allo spasimo!

Il giovane che chiamasti tuo

Mai ti amerà quanto me!

“Saranno le nuvole di tempesta

Che lampeggiano di un rosso sprazzo di luce?

“Sul fumo che scende da lì verso il basso?

Il sole mi tortura dal suo giaciglio ad Ovest,

Oh, lascia che smetta per sempre di diffondere

Questi toni di spettri cremisi!

Oh, lasciami in pace, e per sempre!

Qui la voce si spense. In profondo sgomento,

Giù per il bosco proseguii il mio cammino

Che si tratti di un monaco di S. Nicolò lo Bosco? Questa suggestiva ipotesi potrebbe essere accreditata dalla lettura di Unprotected females in Sicily, diario di viaggio dell’inglese Emily Lowe, in Sicilia con la madre Helen dal settembre al dicembre 1858. Viaggiatrice indipendente ed anticonformista, è la prima donna inglese ad ottenere una patente di Capitano Navale ed è assidua collaboratrice della prestigiosa rivista inglese Athenaeum. L’eccentrica e spregiudicata Lowe, decisa ad ascendere il vulcano in dicembre, fu a Nicolosi ospite del Gemmellaro e visitò il convento di S. Nicola l’Arena, «mirabilmente collocato per la gioia dei pittori in mezzo a magnifici pini e circondato da crateri estinti, i cui vigneti forniscono i generosi vini che rendono i monaci così radiosi […] Facendoci strada attraverso la folla raccoltasi al monastero, passammo dentro la “cella” (un bel salotto con balcone) di uno dei monaci, una persona dai modi signorili vestito con semplicità, eccetto per i gambali di seta nera e le scarpe infiocchettate. Parlava inglese correntemente […] ed era mandato a dire messa tutte le domeniche a quell’altitudine perché aveva vissuto nel nostro paese e […] “sarebbe riuscito a sopportare il freddo estremo”».

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