Cenerentola BIS. Si può?

(Carmelo Fucarino)

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Il 20 maggio 2011 si è dato al teatro Massimo un “nuovo allestimento” della Cenerentola, musica di Sergej Prokof’ev, coreografia di Luciano Cannito, direttore Giuseppe La Malfa, regia Luciano Cannito, scene Maurizio Varamo, applausi a scena aperta a Ji-Young Kim e ad Igor Yebra (per chi vuol saperne un poco di più si invita a leggere nell’Archivio del Vesprino 27 maggio 2011 Cenerentola o il sogno moderno). 20 dicembre 2012 al posto del programmato balletto Excelsior qualche settimana prima si è improvvisamente proposta, senza alcuna spiegazione per gli abbonanti, un’altra Cenerentola, allestimento del Teatro Massimo, presentato come “Balletto in due atti di Luciano Cannito”, direttore Roberto Tolomelli, ancora coreografia e regia di Luciano Cannito e scene ancora di Maurizio Varamo. Se si fa caso, nell’allestimento nulla è cambiato. Ma sì, i protagonisti, Ana Sophia Scheller e Jean-Sebastien Colau, prestati da teatri di grido diversi, orchestra,solisti e corpo di ballo del Teatro Massimo.Non è prescritto dal medico che in un tabellone di un teatro lirico, ripeto lirico, ci sia di obbligo un balletto classico.

Tanto è vero che da qualche anno i dirigenti del teatro Massimo non hanno operato perché si mantenesse ancora un balletto nei suoi programmi. A parte lo smantellamento dell’atelier dei costumi, – con molta ironia si mantiene nel vestibolo una mostra di preziosi abiti di scena dell’antica sartoria teatrale, ma si sa è molto di neo-economy e di razionalizzazione dei servizi affidarli a società esterne, le poste non hanno più propri servizi di posta, troppo costosi!, ma non per il privato, altri gloriosi istituti lo stanno tentando con infamia, è la privatizzazione occulta, necessaria panacea dell’abbuffata con soldi pubblici, ragazzi -. A parte la privatizzazione dei servizi, si è passati al secondo stadio, al precariato degli operatori, mai dei costosissimi dirigenti politici, si è ridotto il corpo di ballo ad una misera rappresentanza. Se come leggo sulla stampa qualificata, il corpo in organico è composto di soli sei ballerini, sei, chiunque abbia un grano di sale si chiede: 1. Si può parlare con questi numeri di corpo di ballo del Teatro Massimo?; 2. Cosa vuol dire allestimento del Massimo, se degli altri trenta elementi 19 sono «gli aventi diritto storici», – straordinario, stupendo ossimoro per una prestigiosa figura professionale, che richiede sacrifici continuativi fin dalla puerizia -, dei restanti undici innominati non è indicata neppure la qualifica; 3. Non sarebbe il caso di sciogliere questo corpo smembrato con buona pace dei superstiti ballerini e del coreografo? Con simile gruppo raffazzonato e raccogliticcio si sono sprecate energie nel rendere un cosiddetto “family ballet condito di ironia”, definizione del maestro Cannito, che per fortuna giudica “sacrosanta” la battaglia di tanti mesi del corpo di ballo, ma non le “forme di lotta messe in campo”. Infatti questa lotta così violenta e forte, con balletti improvvisati davanti alla scalinata, ha sortito il solo effetto di cancellare le prime e di urtare grandi personaggi. È auspicabile che il commissario tenga conto della situazione abnorme di un corpo di ballo di sei ballerini e spieghi alla città quale forza maggiore è intervenuta per ridurlo così drasticamente, per poi affidarsi al precariato non professionalmente allenato e alle coproduzioni o all’acquisto di pacchetti esterni di altri teatri (così pure per il tabellone operistico). Gli effetti sono stati percepiti da tutti i pochi presenti. Si sentiva che mancava qualcosa, non dava il colpo al cuore una vicenda così lacrimevole e piena di pathos nel clima buonista del Natale cristiano con i negozi aperti anche il Natale. Rispetto al precedente questo allestimento ha lasciato il pubblico indifferente, dire freddino è poco. Gli spazi vuoti erano molti, gli applausi sparuti da claque. Un augurio di Natale del prestigioso teatro Massimo che meritava altri regali risuonanti di arte eccelsa per rinnovare questo popolo dormiente, oltre all’infiorata della gradinata e all’illuminazione delle palme.

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