Le Chiese dei Monasteri di Palermo

( Giacomo Cangialosi)

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Resti della Chiesa del Monastero delle Vergini

 

Con la sconfitta degli arabi nel 1072, i normanni, nuovi dominatori della Sicilia, si premurarono a reintegrare nella cattedra episcopale il vescovo Nicodemo e gli consegnarono la Moschea maggiore restituita al suo ruolo di chiesa madre della città. Contemporaneamente iniziò la costruzione di chiese e monasteri, benché già prima dell’ingresso a Palermo, durante l’assedio della città, fosse stata edificata fuori dalle mura la chiesa di S. Giovanni dei Lebbrosi. I primi monasteri ad essere fondati furono quello delle basiliane del SS. Salvatore (1072) prossimo alla strada principale (attuale Cassaro) e quello del Gran Cancelliere (1171) prossimo alle antiche mura settentrionali. Il primo soggetto al clero bizantino e detto pertanto greco, il secondo al clero latino (per tale motivo assumerà il titolo di S. Maria dei Latini e abitato da benedettine). In successione molti saranno i conventi e monasteri che riempiranno, è il caso di dirlo, tutta la vecchia città. Una nuova spinta verrà data dalla Controriforma e si protrarrà fino al XVIII secolo. Tutti questi monasteri avevano ingenti rendite dovute a lasciti e soprattutto alle cospicue doti che le suore portavano con sé al momento della professione.

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Chiesa delle Vergini, interno ( non più esistente)

 

Era la regola del tempo che le figlie della nobiltà, non contraenti sposalizi vantaggiosi e per l’avvento della legge del maggiorascato (il figlio maschio maggiore che ereditava il titolo degli avi doveva anche ereditare la maggior parte delle ricchezze) andassero a chiudersi in tali strutture (nella maggior parte dei casi contro la propria volontà) e, poiché dovevano mantenere un tenore di vita corrispondente al loro lignaggio, arricchivano i monasteri di beni mobili e talora immobili. Con l’avvento del barocco tutte le comunità claustrali riedificarono le proprie chiese profondendo in esse tutte le ricchezze, talora indebitandosi, per una sorta di gara fra le varie comunità. Nel 1866 però, con la legge della soppressione degli ordini monastici, tali proprietà passarono allo Stato che in parte le utilizzerà per fini propri e in taluni casi le abbatterà, si salveranno gli edifici di culto.

 

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La Chiesa del Gran Cancelliere dopo i bombardamenti del’43

La guerra darà il colpo di grazia distruggendo alcune chiese e monasteri (chiesa e monastero del Gran Cancelliere, chiesa delle Vergini) e ne danneggerà altre (SS. Salvatore e Valverde) solo per fare alcuni esempi. Le strutture che ancora resistono ci danno solo una pallida idea di ciò che dovevano essere le chiese e i monasteri a Palermo fino alla metà del XIX secolo.

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Pala di Gaspare Serenario sull’altare maggiore della Chiesa del Gran Cancelliere

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Paliotto della Chiesa del Gran Cancelliere

Le chiese di alcuni monasteri di clausura della città di Palermo sono ancora fruibili perché hanno resistito all’ingiuria del tempo e degli uomini. Alcune ancora in ottimo stato, altre ombre di ciò che furono; ma tutte spoglie delle innumerevoli ricchezze che le suore vi avevano profuso: argenti, parati, addobbi di fiori di metalli e pietre preziose. Forse l’unico esempio del passato resta quello di S. Caterina ancora oggi abitato dalle suore domenicane che in occasione del Giovedì Santo, per la realizzazione dell’altare della Reposizione (“sepolcro” impropriamente), addobbano l’altare maggiore della chiesa, già di per sé ricco e fastoso, di vasi, lumi, stole in un caleidoscopio di luci e ombre che rende suggestiva la visita in quel giorno, il tutto completato dalle sagome delle suore che, timidamente nella penombra dietro le grate della clausura, si affacciano curiose e fanno rivivere il tempo che fu. Anche le Cappuccinelle del rione Papireto sono rimaste tra le loro antiche mura ma hanno sempre vissuto in una tale sobrietà che lascia poco spazio alla curiosità del viaggiatore.

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