UCCIDETE I PADRI!

E troverete il deserto

(Carmelo Fucarino)

In questi giorni allucinanti in cui un virus invisibile e impalpabile, nell’irrisione e nella beffa di non essere neppure cellula vivente, ma sola materia, ha trasformato l’esistenza dell’intera ecumene, l’uomo di questo attimo dei milioni di esistenza di questo globo di fuoco è diventato tanto tracotante da volere assassinare i padri. Un tempo la pratica dell’abbattimento delle statue era riservato ai dittatori o a uomini nemici, almeno ritenuti tali. A parte la demolizione dei ricordi di Hitler e Mussolini, certo non degli edifici dei Tribunali con statue di Iustitia, fotocopie sparse per l’Italia, e di parti del codice Rocco, il ricordo più vicino per me è stata la caduta della statua di Saddam, anche a scoprire che quella guerra fu un’operazione strategico-politica basata su un falso storico. Negli ultimi anni questo metodico assassinio è diventato ormai uno sport mondiale dalla conclamata democrazia USA alla monarchia democratica inglese, fanatici nelle piazze che decapitano statue. Con le conseguenze drammatiche che sta sortendo una vuota brutalità e cattiveria fra le nuove generazioni e il ritorno all’uomo delle caverne prossimo venturo. Dal politically correct siamo passati al politically uncorrect. Quello che maggiormente offende la ragione è che tutte queste recenti operazioni di linciaggio sono subite da personaggi che non possono difendersi. Ma d’altra parte siamo giunti al ridicolo di ‘intellettuali’ che di bandiscono processi a personaggi di altri tempi con i criteri morali o legislativi moderni e con il metro dei moderni giudicanti. Da qualche anno negli States imperversa lo scempio dell’abbattimento delle statue del loro progenitore Colombo. Dico progenitore di questi wasp, che hanno compiuto il genocidio degli indigeni, proprietari di quelle terre, e proseguono con il razzismo assassino dei loro concittadini in quanto neri, ma che li hanno mantenuti con la loro fatica e il sudore quotidiano. Il fenomeno sembrava legato soltanto al suprematismo coloniale statunitense. Da quel popolo eletto che ha commesso le stragi più inaudite in epoca moderna, nelle due guerre mondiali, praticate lontanissimo dal sacro suolo, e in quelle più personali, a cominciare dalla Corea per passare al Vietnam fino alla Bagdad delle Mille e una notte, la Mesopotamia dell’origine dell’Occidente, al decennale massacro delle Siria, focolai vivi per interposte vittime.  Ieri l’Università di Howard, si badi un College di alta cultura afroamericana, fondato nel 1867 per creare “priorità diverse”, ha scoperto che anche i classici greci e latini sono da cancellare, come Colombo. L’operazione si chiama nel banale culto americano degli slogan, “Cancel—culture”, che pretende di essere la decolonizzazione della cultura classica. È un progetto ben chiaro e meditato e lo enuclea un semplice ricercatore (?) di storia romana della Princeton University, il dominicano immigrato Dan-el-Padilla Peralta. Così riassume Maurizio Bettini, direttore del centro di Antropologia del Mondo Antico su Repubblica: «la sua condanna è senza appello; i classici hanno contribuito in maniera determinante alla formazione di una “white culture” da cui sono derivati colonialismo, razzismo, nazismo e fascismi. Dunque chiudiamo i dipartimenti di “classics” e facciamola finita». I letterati e i filosofi  greci e romani sono “bianchi”, promotori di schiavitù e patriarcato, e non abbastanza al passo coi tempi per le università statunitensi, governate dalla dittatura del politicamente corretto. Lo afferma con estremo indice di razzismo una vittima del razzismo degli yankees. In questa presa di posizione che si va estendendo a macchia d’olio c’è l’incultura e il rifiuto della storia, la dimostrazione che si è perduta l’analisi del processo umano. La negazione delle radici proviene da una Università di afro-americani. Eppure io corrispondo con Folake Onayemi che con mia grande sorpresa insegna  materie classiche all’University of Ibadan, aperta nel 1948 nella seconda città della Nigeria fondata dagli Yoruba nel 1750: «We teach both Latin and Greek as courses and other aspects are taught in translation». Siamo proprio là in quel golfo dove i negrieri inglesi con l’esclusiva dell’asiento rapivano gli abitanti. Potremmo volgere altrove lo sguardo, se non fossimo colonia di quegli Americani che, salvi loro, hanno scelto di ammazzare da lontano con i droni, nel segno della democrazia e nel concetto odierno della sua esportazione forzata con i bombardamenti a tappeto. A me preme oggi sottolineare soltanto un assassinio consapevole e reiterato dei padri. Disconoscere che siamo cittadini di oggi in quanto somma dei cittadini di ieri a cominciare da Omero è colpevole atto di superbia che porta agli estremi genocidi e l’Europa ne sa qualcosa. La strategia diventa più metodica ed eclatante nei Centenari. A parte quella dantesco che ancora vive nella gloria del nazionalismo linguistico, di una lingua artificiale, non “lingua madre”, che nessuno parla e nessuno conosce correttamente,  – basta sentire i telegiornali, non dico delle TV commerciali, ma somma offesa delle TV di Stato  -, ogni personaggio o episodio antico cadono sotto la mannaia della  decontestualizzazione, quello che pone come metro di giudizio dell’antico il nostro modo di giudicare e di agire. Pensiero e azione con categorie assolutistiche di gruppi ideologici contemporanei. Perciò l’orrore contro lo schiavismo, quando oggi tutti gli uomini sono schiavi della finanza e del lavoro, così contro ogni forma di discriminazione di genere, il gender, quando poi la particolare equa ripartizione di posti tra uomini e donne umilia le donne in quanto non si ritengono capaci di competere in intelligenza e doti.  In Europa non siamo più teneri. È il turno di Napoleone nelle celebrazioni per il Bicentenario della morte, quel 5 maggio a noi tutti noto per quel lapidario “Ei fu”, che ci avvinse o torturò a seconda dei punti di vista. Perché ora per taluni diventa italiano, in senso spregiativo, quando dal 1769 fu francese nonostante il valore di Pasquale Paoli elogiato eroe da Voltaire, è stata francese, senza rivendicazioni italianistiche né dei Savoia né di Garibaldi nizzardo. La mannaia dei moderni democratici si è abbattuta sulla sua testa ed è diventato “razzista, sessista, despotico, militarista, colonizzatore”. Così nel giudizio di Françoise Vergès, «C’è una tale nostalgia intorno alla grandezza passata della Francia che si passa sopra. È ora di porre fine a questa cecità», come la definisce, a tutto quello che si nasconde sotto il tappeto. Noi Europei conosciamo al potere o nelle ideologie imperanti uomini che gli somigliano, ma non incideranno certo sulla società, perché non hanno principi incisivi da avanzare. Sì, certo. Napoleone fu tutto questo, come potrebbe esserlo qualche leader contemporaneo, ma per questo non lo giudichiamo in questa misura. Valga per tutti l’esempio di Trump o di qualche dittatorello razzista polacco o ungherese che si mantiene nell’EU o un alleato da difendere come Erdogan. Pertanto il nostrano Senatino destrorso cincischia sulla definizione da dare a quella armena, se semplice ‘massacro’ invece di vero e proprio ‘genocidio’. D’altronde sbirciando di passaggio dentro il Pet Store di fronte a casa mia oltre alla pregiata carne dell’Amazzonia c’è un reparto di ‘giocattoli’, per pet (cani gatti tartarughe scoiattoli chihuahua topini e serpenti casalinghi). Noi siamo in quanto nel male, ma anche nel bene Napoleone che ha preteso di conquistare l’Europa. Sarebbe da chiedersi se non ci fosse stato. Il re Luigi XVIII, il Desiderato, ghigliottinato Robespierre, avrebbe ripreso subito il potere, i principi di liberté, égalité, fraternité non sarebbero stati imposti dalle Alpi alle Piramidi dal Manzanarre al Reno, oggi non ci sarebbe la ripartizione amministrativa in Italia come nacque attraverso la mediazione savoiarda. Non ci sarebbero sindaci e governatori e tante altre Istituzioni, neppure i prefetti, longa manus del Governo, da allora passati attraverso i Savoia, Mussolini e la Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il nostro sito web utilizza i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Per maggiori informazioni sui cookie e su come controllarne l abilitazione sul browser accedi alla nostra Cookie Policy.

Cookie Policy