Storia dei guanti: il 1400

(Raffaello Piraino)

Considerati in Toscana un accessorio dell’abbigliamento femminile, sembra che nel ’400 i guanti fossero usati solo per ripararsi dalla pioggia. In alcuni corredi se ne trovano fino a otto paia, e pare siano di solito di stoffa foderata di pelliccia. Nel canto carnascialesco sui mariti scritto dall’Alemanni (2), i guanti li troviamo infatti ricordati assieme alle pellicce che le mogli spenderecce pretendevano dai loro mariti. Ma in Lombardia l’uso signorile non era soltanto invernale, poiché nel corredo, appartenuto a tal Drusiana, troviamo “paia XXV de guanti  da inverno, et da estate per ley”(3).
Abbastanza frequenti nella seconda metà del secolo sono i guanti di camoscio per gli uomini ma per il ballo si richiedevano guanti particolarmente morbidi, come ci testimonia una lettera  di Galeazzo Maria Sforza a Gottardo Panigarola, in cui gli ordina “pelle di camoza pastosa per fare guanti da ballo” (4). I guanti fatti a Milano erano apprezzati anche in altre città. A Ferrara la guardarobiera di corte ne distribuisce 60 paia di “camoza milanesi” nuovi, ai gentiluomini e dottori che attorniano Eleonora d’Aragona in occasione del suo ingresso solenne in città quale sposa del duca Ercole d’Este  (5). Passeggiare con il falco sul pugno inguantato era nel Quattrocento un uso dei giovani eleganti. Singolare esempio ne da Carlo VIII entrando trionfalmente nella città di Napoli conquistata tenendo sulla mano un falcone. Marin Sanudo racconta il fatto con intonazione ironica dicendo che il re di Francia “con oselli in pugno prese Napoli”(6).  Nel Quattrocento il guanto ha ancora carattere simbolico. Nelle Università il laureando doveva offrire, assieme ad altri doni, delle paia di guanti agli esaminatori (7)

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