Aleksandr Isaevič Solženicyn

(Gabriella Maggio)

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Il 3 agosto 2008 Aleksandr Isaevič Solženicyn moriva nella sua casa di Mosca. Non so quanti oggi in Italia si ricordano di questo scrittore coraggioso che ha fatto conoscere al mondo i gulag sovietici, cioè i campi di lavoro forzato dove venivano deportati i dissidenti e dove è stato rinchiuso per oltre dieci anni. Il suo primo romanzo – Una giornata di Ivan Denisovič-, pubblicato nel 1962 nel periodo di Kruscěv, narra la giornata tipo del deportato politico Ivan Denisovič, offrendo un’immagine cruda dei campi di lavoro forzato in Siberia. Il campo è un assurdo meccanismo che scatta per cause anche di scarsa importanza, come è accaduto allo scrittore che per un’allusione a Stalin nella lettera ad un amico fu arrestato e condannato a otto anni di carcere, prolungati poi di altri tre anni. Il campo sconvolge la vita dell’uomo ed ha come fine lo sfruttamento implacabile del lavoro dei prigionieri fino al loro sfinimento fisico e mentale. Unica salvezza è trovare in se stessi la forza e la risolutezza di fermarsi prima di perdersi nell’abisso dell’oblio di sé.

Uscito dal gulag Solženicyn comincia a raccontare queste sue esperienze in tutte le sue opere a cominciare da Una giornata di Ivan Denisovič. Dal 1964, fine del governo di Kruscěv, non riesce a pubblicare nient’altro in Russia e neppure gli viene concesso nel 1970 di ritirare il premio Nobel per la letteratura : "Per la forza etica con la quale ha seguito le tradizioni indispensabili della letteratura russa". Progressivamente si allontana dal marxismo e si avvicina alla religione. Nel 1974 viene espulso dall’U.RS.S. e si trasferisce negli U.S.A. dove diventa un’icona del dissenso, ma vi si sente un estraneo. Finalmente dopo vent’anni può ritornare in Russia in seguito al crollo del regime sovietico. Solženicyn è quello che si può definire uno scrittore impegnato come si diceva negli anni cinquanta e sessanta nella denuncia degli abusi, della mancanza di libertà dei governi. Già negli anni settanta però questo ruolo intellettuale comincia a tramontare nella cultura italiana ed è forse questo che ha determinato il limitato successo dello scrittore russo, dopo gli entusiasmi iniziali.

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