Intervista a Loredana La Puma

( Gabriella Maggio)

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· Quando hai cominciato a scrivere ?

Ho iniziato da piccola, a circa sette anni. Amavo inventare storie e quasi subito ho sentito l’impulso di metterle nero su bianco.

· Cosa ti ha spinto ?

Immagino il bisogno di incanalare in qualche modo una fantasia molto vivace, però è difficile dirlo, proprio perché ho iniziato quando ero troppo giovane per poter “razionalizzare” la cosa. Posso dire con più precisione cosa mi ha spinto a ricominciare, visto che fra gli ultimi anni di liceo e i primi di università non avevo scritto quasi più nulla: semplicemente, un giorno, ho sentito nascere dentro di me una storia e dei personaggi, quasi a prescindere dalla mia volontà, e ho avvertito fortissimo il desiderio di dar loro una voce.

· Qual è il tuo tema preferito?

Più che un tema preferito, direi che ho una predilezione per un certo tipo di atmosfere. Sono sempre stata attratta dal mistero, dall’inspiegabile, da tutto ciò che va oltre ciò che possiamo vedere e toccare. Al di là di questo, a fare da colonne portanti alle mie storie ci sono alcune questioni che mi stanno molto a cuore, come il valore della libertà individuale e collettiva, la necessità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e l’importanza dei legami affettivi.

 

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· Di che cosa hai paura?

Di non riuscire a realizzarmi come persona e di non lasciare nulla dietro di me, ma soprattutto di non vivere la mia vita fino in fondo, sfruttando tutte le sue immense possibilità. Molto spesso l’unica cosa che facciamo non è vivere ma sopravvivere, e c’è una bella differenza.

· Hai una frase, una parola che ti aiuta?

Tengo sempre a mente una frase che mi disse un mio professore delle superiori. Visto che saltava particolarmente all’occhio il fatto che riuscissi a esprimermi molto meglio per iscritto piuttosto che a voce, un giorno lui mi ammonì con queste parole: “ricorda che la vita non si scrive; la vita si vive”. Cerco sempre di ricordarmene quando la scrittura rischia di diventare una scusa per scappare dalla realtà; un pericolo che, per quanto mi riguarda, è sempre dietro l’angolo.

· Una cosa che non hai capito della gente

Non riesco a comprendere la brama di potere che anima certe persone. Per quanto mi sforzi, mi viene sempre difficile capire quale follia spinga un essere umano a sacrificare tutto il possibile (magari anche vite altrui) per arrivare “in cima”, per realizzare visioni e sogni di grandezza che poi – la storia insegna – si rivelano quasi sempre vacui e privi di senso.

· Una cosa che volevi e non hai fatto

Se mi fermo a pensarci mi rendo conto che le cose che avrei voluto fare e non ho fatto sono moltissime. Uno dei miei rimpianti maggiori, attualmente, è quello di non aver scelto in maniera più oculata il mio percorso di studi.

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