Città di mare ( quarta parte)

 

(Gabriella Maggio)

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Silvia sale al piano ammezzato e si siede al tavolo vicino alla finestra che dà sul cortile interno. E’ sola, la frescura ed il silenzio la rinfrancano. Si sfila le scarpe sotto il tavolo e guarda distratta dalla finestra. Vede le facciate scrostate delle case di fronte, la biancheria stesa ad asciugare, i vasi di gerani sui davanzali. Il panino ha un buon odore, il prosciutto è morbido, tagliato al momento. Mentre beve un sorso d’acqua guarda di nuovo dalla finestra, in un balcone all’altezza della sua finestra Silvia vede un uomo che innaffia le piante con cura, si sofferma ad osservare le foglie a tagliare quelle ingiallite e a rimuovere con un piccolo rastrello la terra dei vasi. E’ di spalle. Silvia lo fissa con attenzione: quelle spalle magre e cascanti le ha già viste, i capelli lunghi sul collo rimescolano i suoi ricordi. Ma no, i capelli di Draghinelli erano trascurati e di diversi colori, questi invece sono curati, hanno un colore chiaro uniforme. Eppure, nel modo con cui muove la testa, maneggia gli attrezzi….Improvvisamente a passo deciso rientra in casa. Silvia strizza gli occhi per vedere cosa fa in casa, poi disturbata dal riverbero dei vetri apre la finestra. Allora vede che parla al telefono. Dal modo di muoversi ….potrebbe essere Draghinelli. Paga il conto e sulla strada cerca di capire quale sia l’ingresso del palazzo.

Legge i nomi dei citofoni. Sicuramente ha cambiato cognome. Però il balcone dà sul cortile interno su cui s’affaccia la finestra del bar e potrebbe appartenere ad una palazzina a cui si accede da qualche strada vicina a cui non ha fatto caso. Ma è tardi non può mancare al contatto del pomeriggio. Sale sul primo autobus che passa, chiede all’autista se va al centro. –Sì , fa capolinea a Piazza dei Caduti- risponde- . Si siede, adesso può concentrarsi sul contatto, cosa chiedergli, come interpretare le sue parole. Scende a Piazza dei Caduti, un quadrato chiuso da edifici antichi tra Ottocento e Novecento. Al centro un bar all’aperto con i tavolini riparati da grandi ombrelloni bianchi. Silvia fa il giro della piazza lentamente guardando le vetrine dei negozi. Fa attenzione a chi le viene dietro senza dare a vederlo. Le vetrine fanno da specchio. Non le pare che qualcuno la tenga d’occhio. Si siede in uno dei tavolini liberi e esce dalla borsa una brochure dell’agenzia CASA DOLCE CASA. Potrebbe essere un segnale di riconoscimento per chi la cerca. Lì nella piazza tutti camminano in fretta. Ci sono alcune donne che fanno shopping.

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