Città di mare- parte sesta

(Gabriella Maggio)

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Scende dall’autobus quasi sulla spiaggia. Guarda il mare, è una distesa grigia e lucente, aspira il profumo d’alghe e di sale. Ha improvvisamente fastidio del suo lavoro incessante, senza uno stacco. In un altro momento della sua vita non l’avrebbe accettato. Ma non sono accettate le dimissioni. L’odore dei pini marittimi uncina la sua tristezza. Enza, la collega di stanza, quando lavorava in prefettura, le si avvicinava in ogni occasione, avrebbe dovuto capire. Però non avevano mai fatto amicizia in quei cinque anni. Qualche caffè al distributore del pianerottolo dell’ufficio, l’offerta di fazzolettini di carta in momenti critici, qualche caramella. Ma nel momento della sua fragilità indifesa si era avvicinata con tanta decisione che l’aveva guidata docilmente a quel nuovo lavoro. Una città sul mare è speciale in certe ore del giorno, pensa Silvia. E’ stanca di girare a vuoto, vuole isolarsi. Ha bisogno di cibo. Sul lungomare cucine improvvisate, collocate sulle ruote dei tricicli offrono cibi fritti. Compra una porzione di seppioline fritte avvolte in un rotolo di carta spessa ed assorbente. Rifiuta il sale e la fetta di limone che il cuoco le offre e mangia avidamente, una per volta le piccole seppie, soffiandoci su perché scottano. C’è molta gente che cammina lentamente intorno ai baracchini. Gli odori e la confusione la calmano. Si guarda intorno. Il divertimento a poco a poco lascia il posto al lavoro.

La gente è intenta a mangiare e a chiacchierare. Una coppia la sfiora e le passa davanti. Lui ha le spalle cascanti, ma il passo sicuro. Lei segue attenta, non vuole restare indietro, ma fatica a stargli dietro. Istintivamente Silvia li segue. Si fermano davanti ad un chioschetto di gelati. Silvia si appoggia al muretto che separa la spiaggia, aspetta che si girino per guardarli in faccia. La coppia, dopo avere osservato con attenzione i vari gusti di gelato esposti, chiede due coppe di gelato alla nocciola. – Aggiunga un po’ di nocciole tritate – Ancora un po’, per favore- Insiste la donna. E sempre di spalle svicolano nella stradina accanto al chioschetto. Silvia cerca di seguirli, ma la folla li ha assorbiti. Qualcuno la urta – Scusi tanto, mi perdoni, a posto ?- E le tocca con noncuranza la mano. Silvia non ha il tempo di rispondere che è già andato via, ma le ha messo qualcosa in mano. Impacciata e irritata guarda il foglietto; è uno scontrino di bar. Sta per gettarlo in un cestino. Forse è meglio vedere di che si tratta. Lo mette in tasca, lo vedrà con calma a casa. Si avvia alla fermata degli autobus. Non aspetta molto, la vettura è semivuota. Si siede accanto al finestrino, decisa a guardare finché può il mare.

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