Jeffrey Eugenides e la cultura europea «Guardiamo i libri, per cominciare»

(Carmelo Fucarino)

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Photo credit Karen Yamauchi (moglie, fotografa e scultrice)

Il successo di un autore è certamente un mistero che ha radici complesse, un intricato viluppo di segni e fortuiti incontri. Come pure misteriosa è la scelta di una strada che spieghi un’intera esistenza. Non credo all’illuminazione, grandi chances ha quello che dicono destino e che io chiamo caso. Un giovane di radici greche, un’ignota, anche se antichissima università privata che vanta come titolo la frequenza dello stesso scrittore e quella di rampolli Ford, in un paesetto sperduto di sedicimila abitanti. Ancora una privata Brown University nella Providence che rivive nel suo ultimo romanzo The Marriage Plot (La trama del matrimonio, Milano 2011) e ne diventa sitcom e testimonial. Qui insegnò il biblista Morton Smith, celebre per la scoperta della “Lettera di Mar Saba” di Clemente Alessandrino. Vive a Princeton nel New Jersey, nei luoghi fantastici del romanzo. Che dire ancora, il premio Pulitzer per la narrativa nel 2003 con il romanzo Middlesex.

Dopo questi lineari appunti biografici, una notazione. Anche a me capita in questi giorni una strana e misteriosa traiettoria culturale, un curioso pellegrinaggio per interposte persone. Ho terminato di leggere l’avventura dell’anima di Coelho attraverso la Transiberiana, tra mandala e sciamani, e di seguito mi trovo a correre dietro un altro mistico infatuato, battista di nascita, alla scoperta di una religione, dall’incontro di una propagandista porta a porta di Vangelo, alla meta del Maelström del dolore, ebbro dell’abbandono in Dio di Madre Teresa e della sua massima evangelica: «In verità vi dico che in quanto l’avete fatto a uno di questi minimi fratelli, l’avete fatto a me». Premonitorio ed estremamente fortuito, anche per me l’arcano invito ad un pellegrinaggio? Verso dove e con chi? Se si vuol stupire con il mistero, entrambi sono collocati nel 1982. Mitchell Grammaticus (nomen omen, come gli altri?), infatuato di teologia, «trovò ridicola l’idea che il suo fosse una specie di pellegrinaggio». ma a Calcutta «il massimo che poteva dire del suo viaggio fino a quel momento era che erano state le tappe di un pellegrinaggio alla cui meta era infine arrivato». Il suo è l’itinerario della scoperta delle profonde radici del vero e del divino, attraverso l’Occidente europeo vissuto con l’occhio dell’americano di Boston, l’America della biologia e della manipolazione genetica, dal Regno Unito, Dublino, Parigi e Marsiglia, Venezia e la Grecia, sulle tracce degli antenati, forse nei pressi di Kalamata, a me familiare, che per lui non profuma di olive, ma di benzina. Poi il salto nel baratro dell’India, il buco nero del mondo, la terra del Dolore e della morte senza nome e senza gloria. La donna contesa Madeleine (lei stessa allude alla Madeline dei romanzi di Ludwig Bemelmans, ai film, ma soprattutto alla serie d’animazione) ripercorre con la sua bibliografia tutta la cultura europea ed americana, pur inscritta in un ambiente conformista, la madre Phyllida (del mito di Demofonte o della poesia pastorale del XVI sec.?), il padre preside universitario. Quello che intriga nella prima parte la vita vissuta attraverso i Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes e tanti autori e tanti titoli della recente cultura europea. Sarebbe assai facile e banale dire che è la storia di un amore a tre. I meandri della ricerca, gli abissi della psicologia, la trama di un matrimonio che si strugge in una donna «sposata con la psicosi maniaco-depressiva», quel giovane tarato Leonard (il genio?) perduto tra antidepressivi allucinazioni smarrimenti attraverso una società ipocrita e formalista. Tutto vissuto, ripreso e narrato dai punti di vista dei singoli personaggi. Negli intrecci di tanti destini appare possibile la svolta, lo scioglimento dei nodi con una comparsa e una scomparsa definitiva. Poi la bramata pubblicazione sulla Janeite Rewiew (una briciola nella miniera meta-letteraria di rimandi agli adoratori dell’onnipresente Jane Austen, forse un pensiero a Virginia Woolf) del suo saggio “Pensavo che non me lo avresti mai chiesto: riflessioni sulla trama del matrimonio”. E la domanda allusiva del pretendente di una vita, l’arreso Mitchel, chiusura fulminante dopo tante lotte, nell’estremo nichilistico sbranamento amoroso: «E così, pur amandola ancora, non le fa nessuna proposta di matrimonio? Esiste un libro che finisce così?».

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