Città di mare – Nona parte

(Gabriella Maggio)

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A poco a poco il sonno le appesantisce gli occhi . Dalle persiane socchiuse soffia una brezza leggera e fresca. Silvia si sdraia a letto e spegne la luce. Si addormenta. Un rumore la sveglia. Sta in ascolto, ma non sente più nulla. Ha sognato ? Si alza e fa un giro per le stanze. E’ tutto tranquillo, ma sotto la porta d’ingresso c’è un fascicolo colorato. Lo prende con ansia, ma subito si rassicura, è soltanto una pubblicità delle offerte di sconto di un centro commerciale. Non l’ha notato quando è entrata? Mentre lo getta nella spazzatura scivola via un quadratino di carta bianca. Lo raccoglie. E’ coperto da una scrittura azzurra sottile e chiara, legge : “ Draghinelli è vivo. Cercalo.” Il cadavere della discarica …., pensa Silvia, …allora? Si riscuote a fatica, ma adesso è sveglia. Chi le ha passato questo messaggio ? La vicina ? Qualcuno al corrente della cosa ? In che relazione sta con la telefonata ? La vogliono mettere alla prova; farle fare un errore fatale per lei o attraverso lei per qualcuno più importante. Chi, tra quelli che ha conosciuto, può avere un interesse ? Già, ma sono di più quelli che non conosce. Perché mandare lei, che ha appena finito la formazione e non è stata un’allieva particolarmente brillante? Potrebbe essere il classico specchietto per le allodole. Ancora una volta c’è cascata come una stupida.

E’ l’alba, dalle scalette semiaperte delle persiane entra la luce rossa del sole infuocato, visibile appena sopra l’orizzonte. Si veste ed esce senza far rumore, farà colazione al bar Centrale. Ma le sembra ancora presto, perciò va a piedi, almeno fino ad un certo punto. Se qualcuno la segue ha il compito facilitato, ma nello stesso tempo può avere lei stessa la possibilità di scoprirlo….a meno che qualcuno, che la crede un pericolo, le spari da una macchina. Sì, potrebbe accadere , pensa rabbrividendo, però …..sarebbe utile ? La strada è deserta. Alzando gli occhi ha la sensazione che qualcuno l’osservi tra le scalette della persiana. La vicina, forse, potrebbe avere un ruolo chiave. Adesso le dispiace di averla trattata con freddezza, quasi con disprezzo. Il sole scorre nel cielo, diffondendo una luce lattiginosa, velata d’umidità e smog. Soltanto le edicole di giornali ed i bar sono aperti. Veicoli carichi di ortaggi si muovono lentamente sull’asfalto, il carico in bilico sembra sempre sul punto di cadere. Sente improvvisamente fame. Ha mangiato poco e male; ha bevuto quasi l’intera bottiglia di vino. Ha ancora una volta trascurato i punti fondamentali, consigliati durante il corso : mangiare a sufficienza e non bere alcol. Accelera il passo, perché la camminata veloce aiuta a smaltire le tossine. Così rischia, però, di fare troppo in fretta. Rallenta. Guarda gli edifici della città, sono della fine dell’ottocento, eleganti e seri, contrastano con l’eterno mercato che si svolge sui marciapiedi larghi. I venditori, quasi tutti indiani ed africani, stanno già disponendo la merce, frutta, utensili, sciarpe e collane. Silvia guarda l’esposizione povera, ma ordinata, l’espressione dignitosa e semplice degli indiani, festosa e danzante quella degli africani. Le piacerebbe stare a guardare….Ormai è quasi arrivata in via Crocini. Nessuno l’ha seguita. Vuole evitare il portiere del palazzo dove abitava Draghinelli, a cui si è rivolta per sapere notizie. Quella che le era sembrata una buona mossa ora le sembra sbagliata e probabile causa della situazione confusa in cui adesso si trova. Passa sull’altro marciapiede e rallenta il passo. Ora è giunta al dunque; ma…. non sa cosa fare al bar, a parte la colazione, non ha un piano. C’è solo la segnalazione telefonica a portarlo lì. Ma questo non significa molto, non è una garanzia.

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