Quei geniali architetti che resero uniche le nostre città(seconda parte)

(Tommaso Aiello)

Passiamo adesso all’altro architetto palermitano:Giovan Battista Filippo Basile(1825-1891).Nato da modesta famiglia,fu avviato agli studi dal prof.Timeo,scienziato di fama internazionale e direttore dell’Orto Botanico di Palermo.Dopo aver conseguito la laurea in scienze fisiche e matematiche ottenne per concorso la laurea in architettura.Recatosi a Roma approfondì gli studi frequentando l’Accademia di S.Luca.I moti insurrezionali del 1848 lo riportarono a Palermo e nel decennio 1848-1859 si diede allo studio dei monumenti storici della Sicilia.Nel 1860 fu nominato professore ordinario di architettura all’Università di Palermo e gli venne conferita la Croce dell’Ordine Mauriziano.Nel 1864 partecipò al concorso indetto dal Comune di Palermo per la costruzione di un teatro,al quale parteciparono trentacinque concorrenti nazionali e stranieri(svizzeri,francesi,olandesi,inglesi).La giuria pressieduta dall’architetto fiorentino Mariano Falcini e dall’architetto palermitano Francesco Saverio Cavallari,gli assegnò il primo premio e,dopo varie vicende,il 12 gennaio 1875 fu posta la prima pietra.

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Veduta d’insieme del Teatro Massimo Vittorio Emanuele II

Sin dall’inizio della sua attività di architetto i motivi ideologici che lo avevano indotto a impegnarsi attivamente nella lotta per l’unità nazionale si fusero con una religiosità romantica di tipo giobertiano.Tale ideologia però veniva a scontrarsi con l’educazione classicistica ricevuta,introducendo peraltro una viva componente di libertà che si esprime in tutte le sue opere neoclassiche e in particolar modo nel Teatro Massimo. Le sue prime esperienze si ispirano comunque all’architettura siculo-normanna in chiave romantica(camposanti di Caltagirone e di Monreale e nel progetto di Museo per Atene).Fra le altre opere concepite o realizzate meritano di essere ricordate:il Villino Favaloro a Palermo,diversi giardini come la Villa Garibaldi e il Giardino Inglese,sempre a Palermo,Piazza Marina e la Villa Vittorio Emanuele a Caltagirone,la facciata del padiglione italiano all’Esposizione Universale di Parigi e per questo lavoro ebbe dalla Francia la Croce di Ufficiale della Legione d’Onore e dall’Italia la Commenda di San Maurizio e della Corona d’Italia.Tra le opere più significative va ricordato il rifacimento della facciata in stile gotico del Duomo di Acireale.

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La facciata del Duomo di Acireale

Dedicata all’Annunziata e a Santa Venera(copatrona della città)presenta varie fasi costruttive dal Seicento al prospetto,come si diceva,neogotico della facciata.Al suo interno si conservano pitture del Filocamo,del suo allievo Pietro Paolo Vasta e di Giuseppe Sciuti. Il gruppo scultorio del portale marmoreo,rappresentante l’Annunciazione,fu realizzato nella bottega messinese di Placido Blandamonte nel 1668-1672.I due campanili svettanti ai lati della facciata,pur identici,non sono dello stesso periodo.Il campanile a destra del prospetto,che richiama stilemi gotico-normanni,di cui si hanno già notizie dal 1544, ha seguito tutte le vicende costruttive della chiesa ed ebbe anche funzione di torre d’avvistamento.Il campanile del lato nord,a sinistra,il rosone e le restanti decorazioni del prospetto sono in stile neogotico,realizzati nel 1887-1889 su progetti di Sebastiano Ittar e Giovan Battista Filippo Basile. Ma veniamo all’opera maggiore del Basile,il Teatro Massimo,che gli diede gloria e lo collocò tra i migliori architetti dell’Ottocento.Il Teatro Massimo,intitolato al re Vittorio Emanuele II,è il secondo dopo l’Opèra di Parigi(terzo secondo alcuni studiosi),nasce in un momento di rigoglio economico e culturale quando Palermo intesseva rapporti con il resto dell’Europa.

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Teatro Massimo,salotto del palco reale

Sebbene la città non si trovasse in condizioni di diffusa ricchezza,la borghesia viveva l’apice della propria ascesa.Dallo spirito di grandezza che animava questo ceto,e dal desiderio di emulare le altre capitali,nasce quindi questo tempio della lirica.Non a caso il monumento sorge al limite tra la città antica e la nuova,sottolineando così le esigenze di trasformazione e ampliamento dell’epoca.All’edificazione del teatro,posto in asse alla Via Maqueda,si accompagnò quella di un altro importante luogo della musica e della cultura,il teatro Politeama Garibaldi,anch’esso in asse rispetto alla via Maqueda,realizzato da Giuseppe Damiani Almeyda,all’inizio di Via Libertà.Il Teatro Massimo ricopre una superficie di 7730 metri quadrati e vi si accede tramite una grandiosa scalinata che termina con un colonnato corinzio esastilo.Ai lati della scalinata,due sculture bronzee:”La Tragedia”(opera di Benedetto Civiletti) e “La Lirica” (di Mario Rutelli). La sala interna è composta da cinque ordini di palchi,una galleria e una volta affrescata(Ettore De Maria Bergler, Rocco Lentini e Luigi di Giovanni).

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 Veduta dell’interno verso il Palco Reale

I lavori furono completati dal figlio Ernesto nel 1897 e il 16 maggio cominciò la stagione lirica con il Falstaff di Verdi. Nel 1974 il teatro purtroppo venne chiuso per motivi di sicurezza e dovranno passare oltre 20 anni per restituirlo alla fruizione dei cittadini,arriviamo infatti al 16 maggio del 1997,a un secolo esatto dalla prima rappresentazione.La stagione lirica riprenderà l’anno successivo con l’Aida di Verdi. Bisogna aggiungere che il figlio Ernesto fu capace di creare un equilibrio perfetto tra funzione e decorazione.Questo gusto per una decorazione simbolica che dialoga con la struttura si ritrova nella scelta degli ornamenti della sala degli spettacoli,nel foyer,nel palco reale e nelle due rotonde perfettamente simmetriche,poste a destra e a sinistra del volume centrale dell’architettura,ciascuna con 14 colonne.Il modello a cui il progetto si ispira è quello del teatro all’italiana sviluppato a ferro di cavallo con cinque file di palchi (per un totale di 3200 posti),un loggione e un palco reale monumentale.Al giovane Ernesto si devono le modifiche ai divisori e ai davanzali dei palchi,l’inserimento della volta in mattoni nella sala rotonda,e la decisione di collocare al piano terra i locali di ristoro.L’insieme della sala risulta di grande effetto,anche per l’utilizzo della foglia d’oro che riveste quasi interamente le decorazioni scultoree,e per la scelta di una illuminazione diffusa,che contribuisce a conferire una notevole vivacità all’ambiente.La luce diurna proviene invece dal controsoffitto,dipinto,con parti circolari apribili.(continua con la città di Catania).

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