Una guida di Palermo d’altri tempi

( Renata De Simone)

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Palermo-Villa Igiea

I visitatori stranieri che, abbagliati dal sole della nostra Isola, storditi dai panorami mozzafiato, incantati dalle imponenti vestigia di opulenti passati domini, non hanno mai smesso di percorrere le vie non sempre agevoli della città di Palermo, sono accolti come sa fare la nostra gente, con quel misto di gentilezza e ritrosia insito nel carattere dei siciliani, eredi di una cultura greca che fa dell’ospitalità un culto, ma eredi al tempo stesso di una lunga tradizione di tradimenti e di violenze che hanno segnato la nostra terra non meno dell’animo dei suoi abitanti, predisponendoli alla diffidenza e al sospetto. C’è poi un grave ostacolo alla comunicazione a carico dei nostri concittadini: a parte sporadiche ammirevoli eccezioni,infatti,l’innata avversione per le lingue straniere di noi siciliani crea seri problemi nei rapporti con gli stranieri, fatto salvo il ricorso provvidenziale al linguaggio gestuale, nel quale siamo maestri.

Che differenza con gli altri paesi europei dove qualsiasi commerciante o semplice viandante è in grado di rispondere prontamente a qualsiasi richiesta avanzata da un turista di passaggio in un inglese fluente e corretto! Meglio munirsi di guide turistiche con testo tradotto nella lingua desiderata e ci si accontenti della sintassi non sempre perfetta e di uno stile talvolta elementare. Se oggi si predilige l’inglese nei rapporti internazionali, nell’Ottocento in Sicilia la lingua della diplomazia e della classe imprenditoriale era il francese. E’ infatti interamente scritta in questa lingua una guida ottocentesca oggi preziosa edita a Palermo da Daneu &C, (manca l’anno di edizione) che vuole essere un aiuto per turisti di passaggio ma che al contempo tende una mano ai commercianti palermitani, alla cui categoria appartiene l’interessato editore. La guida, corredata da pianta topografica della città di Palermo, contiene brevi avvisi pubblicitari di ditte palermitane in cui si parla una lingua straniera, l’inglese, il francese o il tedesco e ne fornisce i relativi indirizzi. Eccone alcuni:

C.so Vitt. Emanuele 358-360 A.Reber, libreria internazionale che offre libri antichi e moderni sulla Sicilia in tutte le lingue (così dice la pubblicità) e vende romanzi francesi, inglesi,tedeschi e italiani ;

Via M. Stabile 130 Daneu &C esporta prodotti alimentari dell’Isola,come vino marsala, malvasia di Lipari, mandarini, limoni, olio d’oliva,oltre a vendere statuette con soggetti siciliani in terracotta, mosaici in marmo, carretti siciliani di varie dimensioni e oggetti di antiquariato;

P.zza Verdi 5 Floreal,negozio di fiori;

P.zza Leoni Restaurant Favorita di proprietà di G.Frangipane;

Via Maqueda 248-252 C.Caflisch di G.B., pasticcere fornitore della Casa Reale d’Italia;

Via Ruggero Settimo 26-28 Giovanni Abate vende capi di abbigliamento alla moda inglese;

GRAND HÔTEL Villa Igiea,diretto da A.Planchler;

P.zza Marina Hotel de France, di proprietà di P.Weìnen;

Via M. Stabile Pension Germania di proprietà di Marie Fasching;

HÔTEL TRINACRIA di proprietà di Ernesto Ragusa;

Via Maqueda 292 e via Vitt. Emanuele 180 G.Caflisch, pasticceria svizzera e fabbrica di cioccolato.

C’era da scegliere per un soggiorno in città e per chi avesse voluto portare con sé dal viaggio in Sicilia il ricordo di un’immagine, di un sapore, di un’emozione di questa terra, senza rinunziare ad esprimersi nella sua lingua d’origine. Del resto a Palermo non mancavano le imprese straniere: dal 1818 operava la ditta di Augusto Hugony, fondatore di una fabbrica di profumi sita in corso Vitt. Emanuele 204, alla fine del secolo ottengono il brevetto con regio stemma in quanto fornitori delle Reali Cantine Alberto Ahrens e il cognato Alberto Bichel, intestatari della ditta Ahrens &C. e nel 1893 l’amministrazione cittadina si rivolgeva alla ditta P.A.Favier per l’illuminazione a gas di alcune zone della città.  Di natura diversa invece è l’emozione che oggi dà a noi cittadini palermitani questa guida . Ci sollecita dei ricordi, ci rammenta insegne oggi scomparse o nascoste da invadenti cartelloni, ci fa intravedere una città accogliente, laboriosa e vivace, dove il turista era ospite gradito e rispettato, dove si offriva il meglio della nostra tradizione artigianale, culinaria e alberghiera; ha insomma il colore sbiadito di una cartolina ingiallita inviata da una città che esiste solo nella memoria di chi la ama.

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