IL MITO DEL GAUCHO: MARTIN FIERRO

( Gianfranco Romagnoli)

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Il Gaucho è una figura tipica della cultura argentina, genuino rappresentate del paese, emblema nazionalistico dell’argentinità. Si tratta di un mandriano, simile al Cowboy nordamericano, di origine bianca, stanziatosi nella sterminata pianura della pampa intorno al diciottesimo secolo e presente anche in altri stati sudamericani. Il suo nome, di incerta origine ma derivante probabilmente dal quechua huacho, vuol dire forse “senza madre”: conduce una vita nomade, sempre sul suo cavallo, al quale ha scorciato la coda; è abilissimo nel lancio del lazo e delle bolas, gruppo di palle metaliche attacate ciascuna a una corda e con un’unica impugnatura, con le quali immobilizza il bestiame laciandogliele tra le gambe che restano legate. La sua vita, al di là del lavoro, è punteggiata da gare simili a rodei e da grandi banchetti a base di asado criollo, ossia di quarti di bovino arrostiti appendendoli verticalmente sul fuoco senza prima scuoiarli e tagliati direttamente in grandi strisce da ciascun consumatore con il proprio coltello (d’altronde, non è la carne che manca in Argentina, terra della ganaderia).

  La figura del Gaucho, forte, leale e ribelle all’ordine sociale, dal carattere indipendente, fiero e disposto al sacrificio è divenuta leggendaria grazie ad opere letterarie, specialmente una che, nonostante l’apparenza di poema popolare tramandato oralmente, è relativamente recente ed ha un ben preciso autore: parlo di El gaucho Martin Fierro di Josè Hernández, pubblicato nel 1872. Il protagonista, arruolato forzosamente nell’esercito per difendere un fortino dagli Indios, subisce soprusi dai superiori e si ribella, evadendo dalla cella e divenendo un fuggitivo braccato dalla polizia. Mentre si scontra con i gendarmi trova un alleato nel sergente Cruz che, impressionato dal suo coraggio, si unisce a lui nella lotta. Entrambi decidono di andare a vivere fra gli indios per sottrarsi alla legge, sperando di vivere una vita migliore. Con questa decisione, che mostra come sia preferibile la vita con i primitivi piuttosto che la civilizzazione di tipo europeo, termina la prima parte del poema, pubblicata nel 1872. Nella continuazione, pubblicata nel 1879, Martín Fierro cambia e si adatta alla vita civilizzata che prima aveva disprezzato. Indubbiamente ispirato a Martin Fierro è il film del 1952 Il grande Gaucho di Jaques Tournier con Rory Calhoun, Gene Tierney, Richard Boone ed altri: infatti, pur raccontando una storia un po’ diversa tratta da un romanzo di Herbert Childs, ma analoga nella sostanza di una ingiusta prigionia, è da rilevare che il protagonista si chiama Martin e presenta i caratteri tipici di Martin Fierro.  Il Gaucho, più che come fuorilegge, è percepito come eroe. Una trasfigurazione del tutto intellettuale e poetica di questo mito, nella quale il nome del personaggio ricorre soltanto nel titolo, è offerta da Jorge Luis Borges nel racconto Martin Fierro (in L’Artefice, 1960).

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