IL CODICE DELL’ETICA SI SCRIVE O SI RESPIRA?
( Pietro Manzella)
In questo incontro intendo prospettare dei concetti su cui, eventualmente, nel tempo, chi vorrà potrà approfondirli in appositi incontri da organizzare nei propri club. Spesso mi sono chiesto se chi ha scritto il nostro codice dell’Etica e successivamente lo ha tradotto dall’inglese con versioni nel tempo più modernizzate o, per usare un termine caro al nostro Governatore, contestualizzate, lo abbia scritto, soltanto, in lettere su fogli bianchi o mentre materializzava i concetti vergati, li respirava e ne assaporava i profumi e le intrinseche essenze!? Altre volte mi sono chiesto, ascoltando i discorsi nei classici “corridoi”, durante le conviviali, se questo codice indossa le ali del colibrì o la corazza della tartaruga, se è limpido come l’acqua fresca o torbido e pesante come limo dei pantani!
Ogni essere esistente sulla terra, vive la propria vita secondo la sua specie: vi è l’animale che striscia, quello che sta sulle quattro zampe, la rosa che sboccia e l’uomo erectus che cammina su due piedi ,ma con la testa in alto. A volte, però, dimentichiamo che anche questo aspetto racchiude un simbolismo. A tal proposito voglio lanciarVi qualche riflessione: l’uomo, possedendo i 5 sensi, può e deve provare a immagazzinare concetti e sensazioni attraverso loro e, quindi, anche nella lettura di un qualsiasi brano letterario.
Se ci accostiamo, quindi, alla lettura del Codice Lionistico con tutti e 5 i sensi a nostra disposizione, avremo la sensazione di avere percepito ed immagazzinato maggiori e diversi concetti rispetto a quelli percepiti con una semplice lettura .A mio avviso il Codice dell’Etica è composto dà 4 moniti comportamentali da realizzare:
1) Dimostrare che la nostra chiamata al servizio lion è cosa seria, come se fosse una chiamata dall’Alto. Invero, si diventa lion per cooptazione;
2) Essere solidale con il prossimo concretizzando un progetto umanitario;
3) Essere cauto nella critica, etc.. nella consapevolezza che il fine dell’azione proposta (progetto umanitario concretizzato) deve rappresentare costruzione e non frantumazione degli scopi lionistici;
4) Ogni dubbio circa i propri diritti, deve rappresentare la consapevolezza della positività del dubbio medesimo, anche con il sacrificio personale dei propri interessi, intesi in senso morale (gratitudine nel donare) e non economico.
Poi, invece, intravedo 3 moniti di strumenti di lavoro e cioè
a) Perseguimento del successo, cioè il raggiungimento dell’obiettivo lionistico, etc.. evitando la slealtà quale mezzo invalidante per la riuscita del progetto da realizzare;
b) Considerare l’amicizia come fine per il raggiungimento dello scopo, valorizzandola e valutandola proprio quale strumento per il fine da raggiungere;
c) Avere sempre presenti… l’avverbio sempre sta a indicare che al primo posto assurgono i doveri, spesso dimenticati, quali la lealtà del pensiero e delle azioni per donare con essi il proprio tempo, il proprio lavoro e le proprie risorse economiche, come strumenti attraverso i quali raggiungere sempre l’obiettivo della realizzazione del progetto umanitario. Provate a leggere questi moniti, queste parole non solo con gli occhi, ma anche con l’olfatto per sentire il profumo di una pietanza ben cucinata, che viene gustata da un cieco, che è riuscito a vederla, grazie ad una nostra opera di bene; immaginate a leggere le frasi con l’udito per ascoltare la voce di una donna che ringrazia per avere ricevuto la possibilità di prevenire un danno alla salute perché adeguatamente informata con un service svolto da un club del suo territorio (per es. Progetto Martina). Provate a toccare le mura di una costruzione realizzata per persone disabili e percepirete come le stesse riecheggino delle voci di gioia degli abitanti ed, infine, provate a gustare una birra seduti ad un tavolo parlando con i Vs. amici di sionismo puro per cercare di realizzare un service che aiuti i giovani ed i disoccupati! Avete visto che, se ci sforziamo di leggere il codice con tutti i nostri sensi a disposizione, ci accorgeremo che esso non resta al di fuori di chi legge, ma ne diventa sua parte integrante. Quando si coopta un soggetto perché si ritiene che egli possieda delle doti lionistiche, e lo si convince a far parte del proprio club, abbiamo il dovere di comunicargli che la nostra Associazione è armonizzata attorno a dei principi indelebili quali il Codice dell’Etica, la Missione – (che rappresenta gli scopi, il fare in generale), la Visione – (che rappresenta l’obiettivo da raggiungere), che non possono essere derogati poiché sono le colonne portanti, le colonne d’Ercole, che proiettano il nuovo socio in un’organizzazione differente da tutte le altre, in quanto portatrice di principi scritti non solo su una carta a dimensione mondiale, ma scolpiti a fuoco dentro ciascun socio. Per intenderci, con un paragone di tipo calcistico, la missione di una squadra di calcio è quella di giocare a calcio, mentre la visione è il guadagno che ciascun giocatore realizza. Il Codice dell’Etica, quindi, deve rappresentare per ciascuno di noi, dal primo socio all’ultimo, evidentemente in senso d’ingresso temporale nell’associazione, la propria carta d’identità, la propria icona da tenere sul comodino per confrontarlo ogni volta che si ha qualche dubbio o tentennamento. In esso troviamo ogni risposta di cui abbiamo bisogno dal punto di vista comportamentale, sia interiore che esteriore, che dovesse servire nel mondo lionistico. L’eticità lionistica non si discosta dall’eticità del singolo uomo, ma a volte ne è un rafforzativo, un integratore alimentare che soddisfa e gratifica di più la sensibilità di ogni uomo, poiché gli lascia comprendere la bellezza di lavorare, insieme ad un proprio simile, per un altro proprio simile. Gli trasmette la gioia della condivisione non l’ansia della prevaricazione e della sopraffazione; gli trasferisce la trasparenza e la limpidezza della lealtà e non il buio dell’inganno e del tradimento ammannito dalla viltà ingannatoria. E cominciamo a riflettere pure, così come ha detto il Governatore, sul concetto di “We Serve”: Io e tu serviamo insieme, ma leggiamo pure tale motto in “dobbiamo essere utili ; quindi trasportiamo il concetto del servizio a quello dell’utilità, per cui domandiamoci: a chi?, a che cosa essere utili? I colori del lions sono solari: il giallo dell’oro simboleggia la sincerità dei propositi, la liberalità nel giudizio, la trasparenza nella propria vita e la generosità nella mente con il proprio cuore e le proprie possibilità di donare ai bisognosi. Il sole è unito al leone, che rappresenta la forza, la caparbietà, poiché noi vogliamo che i nostri progetti si affermino con forza e vigoria in aiuto ai deboli e bisognosi ma alla luce del primo sole e nella trasparenza delle azioni di ciascuno di noi. Il viola simboleggia la lealtà verso il proprio paese, gli amici, se stesso e l’integrità della mente e del cuore. Esso è tradizionalmente il colore della forza, del coraggio e della dedizione instancabile per ogni giusta causa
Infine, voglio darVi alcuni aforismi:
1) non è la mano nella spalla ma quella sul cuore che fa lavorare il lion;
2) La leaderschip è un viaggio ,non una destinazione.
3) Dobbiamo mediare con i giovani, perché non pensiamo che i vecchi diventino giovani e viceversa;
4) Quando tutto sarà detto e fatto non sarà detto e fatto abbastanza;
5) Senza ieri e senza domani, oggi non vale nulla!
6) Affrontare i problemi che si presentano con estrema umiltà e con molto buon senso