VIAGGIATORI STRANIERI IN SICILIA

(Daniela Crispo)

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I viaggiatori stranieri che visitano la Sicilia nell’Ottocento intrecciano curiosità e gusto per esperienze nuove ed emozionanti a ricerche storico-antropologiche di ampio respiro. Rispetto al Settecento è cambiata la prospettiva di osservazione: dalle testimonianze archeologiche del passato, dal pittoresco dei paesaggi all’osservazione degli uomini e del loro carattere, del loro rapporto con l’ambiente. E’ quanto emerge dal Diario italiano, in forma epistolare, del conte prussiano Paul Yorck von Wartenburg, che nel 1891 soggiorna venti giorni nell’isola. La Sicilia appare al conte nettamente separata dall’Italia per paesaggio naturale, per storia, per il carattere degli uomini. Per quanto riguarda la storia, la stratificazione isolana, leggibile chiaramente nei suoi monumenti e documenti, sembra non scalfirla né caratterizzarla. Nel profondo del suo essere l’Isola gli appare profondamente autoreferenziale, fuori dal tempo. Anche gli uomini, visti nella loro spontaneità come forze naturali incoercibili, non sono riconducibili precisamente ad uno o all’altro dei popoli che hanno nel tempo vissuto in Sicilia. A pochi decenni dall’Unità, il viaggiatore riteneva perciò necessario un intervento del nuovo Stato per valorizzare l’agricoltura e le tante potenzialità che l’isola offre con opportuni ed incisivi provvedimenti tecnici e legislativi in grado di utilizzare come risorsa e non come ostacolo la sua diversità. Ma aveva anche modo di percepire che una facile quanto sterile retorica costituiva l’approccio degli amministratori alla condizione dei siciliani.

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