MA DAVVERO L’ITALIA E’ UN PAESE MARCIO?

( Cettina Lipani)

Il fenomeno dilagante della corruzione suscita non poche perplessità circa la rilevazione delle condizioni in cui verserebbero le nostre istituzioni,inducendo ad una riflessione sul modo con cui verrebbero usate da chi le gestisce. A confermare che il paese sia marcio, l’espressione “vergogna”, parola chiave di un moto di indignazione collettiva, che garantisce le distanze che ciascuno intenderebbe prendere da tutto quanto accade di negativo intorno a noi. Non basta dichiarare che in Italia potrebbero albergare i più corrotti funzionari per sospendere la continuità di un processo e favorire applausi quando invece occorrerebbe soffermarsi sulle considerazioni che indurrebbero gli operatori del malaffare alla solerzia con cui tenderebbero a conseguire vantaggi non di certo occasionali. A fungere da deterrente nell’osservare ad es. l’ampiezza della presenza pubblica in economia, le privatizzazioni che, sebbene non rappresentino le forme più elevate di politica industriale, avrebbero comunque il merito di ridurre statisticamente le occasioni di corruzione anche se non esaustivamente rispetto allo smaltimento del malaffare. Ci si interroga sulle qualità di anticorpi da sviluppare per difendersi dalle insidie dei germi di un male dilagante. difficile da arginare a causa delle pressanti esposizioni della società civile ai risultati che la mediazione degli enti locali avrebbe determinato in mancanza di politiche pubbliche efficaci. L’interesse oggi, verrebbe convogliato sulla necessità di un monitoraggio delle forme assunte, e progressivamente evolutesi, da un fenomeno in continua trasformazione che chiamerebbe in causa la responsabile attenzione dei rappresentanti delle nostre istituzioni.

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