FUOCOAMMARE DI GIANFRANCO ROSI
(Gabriella Maggio)
Film eccitante e originale, la giuria è stata travolta dalla compassione. Un film che mette insieme arte e politica e tante sfumature. È esattamente quel che significa arte nel modo in cui lo intende la Berlinale. Un libero racconto e immagini di verità che ci racconta quello che succede oggi. Un film urgente, visionario, necessario. Questa la motivazione della giuria della Berlinale, presieduta da Meryl Streep, che ha premiato con l’Orso d’oro Fuocoammare il film documentario di Gianfranco Rosi. Ancora un prestigioso riconoscimento al regista a tre anni dal Leone d’oro assegnato al suo documentario Sacro Gra. Fuocoammare è un film politico che spinge a prendere una posizione morale sugli sbarchi dei migranti.
Ma è anche la storia di Samuele giovanissimo lampedusano che vive una vita parallela ai migranti, legata a ritmi semplici e antichi: i giochi di abilità all’aria aperta, la famiglia, il mare, Due mondi contigui e separati, ma entrambi esclusi dai rispettivi contesti d’appartenenza. I disagi del viaggio, i pericoli mortali affrontati, le difficoltà di comunicazione per i migranti. La cultura esclusivamente popolare, separata anche per l’uso del dialetto per Samuele ed i suoi . Punto d’unione dei due mondi il medico che con la stessa paziente dedizione cura i migranti e Samuele. La bella fotografia, frutto di un anno trascorso sull’isola, contribuisce a coinvolgere lo spettatore. Rispetto a Sacro Gra Fuocoammare comunica di più per la storia di Samuele e della sua famiglia. Al di là della compassione che il film documentario suscita rimane la divisione tra il mondo dei migranti, il documentario, e quello dei lampedusani, il film, che esplicitamente richiama la tradizione del neorealismo. La colonna sonora, dopo le canzoni popolari siciliane ed il rap dei migranti, si conclude con La forza del destino di G. Verdi. Sicuramente una scelta significativa.