GALILEI I PIANETI MEDICEI E JUNO

(Daniela Crispo)

Quando nel 1610 Galileo Galilei, con un cannocchiale che ingrandiva appena 15 volte , scoprì i quattro satelliti di Giove , ebbe conferma delle scoperte di Copernico, ma, pur consapevole dei futuri sviluppi della scienza astronomica, non avrebbe potuto immaginare che nelle sembianze di un omino Lego avrebbe orbitato intorno a Giove. Lo scienziato si limitò a scrivere il Sidereus Nuncius opera con la quale dedicava, secondo il costume del tempo, i satelliti di Giove , Europa, Ganimede, Io, Callisto, al Granduca di Toscana, Cosimo II, chiamandoli appunto medicei. La scelta dei nomi rimanda ad un’epoca in cui la mitologia  classica fungeva da serbatoio di nomi. Dal 13 luglio 2016 la sonda spaziale Juno, alimentata solo da energia solare , messa in orbita dalla NASA il 5 agosto 2011, si è addentrata nel campo gravitazionale di Giove ed  ha cominciato ad inviare foto del pianeta più grande del sistema solare.

Il nome Juno non rimanda  alla mitologia classica,  anche se  ne ha l’apparenza , perché è  è l’ acronimo  di  JupiterNear-polarOrbiter.

La sonda orbiterà intorno a Giove per 20 mesi a 4mila km di altezza passando sopra i poli. Le scoperte di Juno saranno dovute anche alla tecnologia italiana, che ha progettato lo spettrometro a infrarosso  JIRAM  e lo strumento radio KaT, che permetteranno di studiare il campo gravitazionale del pianeta ed il suo nucleo, nel quale vi è probabilmente idrogeno sotto forma di metallo liquido.

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