PUPI DI ZUCCHERO E PUPI DI ZUCCHE

(Carlo Barbieri)

E siamo d nuovo a Halloween, e della nostra sicilianissima e (non più) tradizionale Festa dei Morti si parla solo per celebrarne la scomparsa. Vivo questa festa estranea e usurpatrice come una resa culturale, ma anche come un ulteriore sintomo del progressivo perdersi del senso della famiglia. Con la Festa dei Morti si riusciva a fare amare ai bambini, rendendoli dolcemente presenti, quelli che ci avevano lasciato. La famiglia si allargava, conquistava addirittura una dimensione, la dimensione tempo, perché riusciva ad andare indietro negli anni recuperando nonni e bisnonni, zii e prozii. Abbiamo barattato tutto questo con una festa importata e viralmente contagiata con una efficacissima operazione di marketing. Come in altre occasioni – quante! – da una parte i “persuasori” che riescono a usare i bambini come “leva per l’acquisto” e dall’altra genitori a bassa sensibilità, o semplicemente genitori che non educano “perché non ne hanno il tempo” o perché “lo fanno tutti” o perché forse, in qualche caso, tacitano con l’arrendevolezza i loro sensi di colpa nei confronti dei figli. Che peccato. Vuol dire che quando, fra un centinaio d’anni, me ne andrò dall’altra parte, mi risparmierò la fatica di portare pupi di zucchero e giocattoli a pronipoti che di me non sapranno più neanche il nome.

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