UN’IDEA D’ECCELLENZA
(Irina Tuzzolino)
Dal latino excellentia, deverbale da excellĕre , composto di ex- cellĕre , spingere, muovere, l’italiano eccellenza indica le qualità di chi o di ciò che raggiunge il grado più alto in un ambito, per esempio l’ingegno, l’arte , la società. Da qualche tempo in tutti gli ambienti si parla di eccellenza con l’intento di farvi convergere ogni speranza di miglioramento e ammodernamento del Paese in qualsiasi ambito. Per questo ogni attività di studio o di lavoro viene strutturata come una gara per raggiungere la vetta. In questa scalata c’è considerazione soltanto per coloro che si distinguono, gli eccellenti appunto, quelli che godranno di un bonus. Di contro chi non riesce ad eccellere deve rimproverare soltanto se stesso. Partendo dalla considerazione che coloro che eccellono sono un numero ristretto rispetto a quelli che non eccellono, si comprende facilmente che questa filosofia non può dare risultati sia perché genera malcontento e demotivazione in chi pur restando nella norma, quindi lontano dall’eccellenza, ha giusta considerazione del suo impegno e perciò desidera il riconoscimento del proprio valore sia perché molti accampano meriti che non hanno, ma sono parte attiva del malcontento. Sarebbe preferibile abbandonare l’idea propagandistica e solo superficialmente innovativa dell’eccellenza e puntare sulla diffusione della cultura del fare bene il proprio lavoro, in modo tale da alimentare il senso della dignità del lavoratore e contribuire così al buon funzionamento della società. La storia può aiutarci in quest’impresa, molti grandi stati del passato antico o dell’immediato come l’Impero Britannico hanno saputo coniugare individualismo e collettività. Naturalmente è necessario sapere distinguere e colpire i fannulloni.