L’ABISSO DI E CON DAVIDE ENIA

(Gabriella Maggio)

Giulio Barocchieri e Davide Enia (Ph. corriere .it)

Dal 16 al 30 novembre è in scena al Teatro Biondo di Palermo L’abisso  di e con Davide Enia. Una produzione Teatro di Roma, Teatro Biondo Stabile di Palermo, Accademia Perduta/Romagna Teatri.  Enia scrittore, attore, regista palermitano trae il testo della piéce dai suoi Appunti per un naufragio editi da Sellerio, Premio Mondello 2018.  Il primo sbarco l’ho visto a Lampedusa, dice Enia, assieme a mio padre. Approdarono al molo in tantissimi, ragazzi e bambine, per lo più……. Ho trascorso molto tempo sull’isola per provare a costruire un dialogo con i testimoni diretti: i pescatori e il personale della Guardia Costiera, i residenti e i medici, i volontari e i sommozzatori. Durante i nostri incontri si parlava in dialetto. Si nominavano i sentimenti e le angosce, le speranze e i traumi secondo la lingua della culla, usandone suoni e simboli. Come se la lingua della comunicazione “ufficiale” non fosse adeguata nel suo rigore lessicale e morfologico ad esprimere una condizione pre-civile, pre-sociale, riconducibile al grado zero dell’umanità. È un’esperienza soverchiante, che può essere accolta solo dal linguaggio ancestrale della sofferenza antica, sfrondata dalle magnifiche sorti e progressive. Il testo recitato da Enia ora nella forma  del monologo autobiografico ora nella sua  teatralizzazione  dialogica, ora nella cadenza ritmata del cunto,  si snoda per settantacinque minuti  con efficacia ed emozione, evocando con parola e gesto essenziali i naufragi dei migranti intrecciati  a quelli dell’uomo contemporaneo messo davanti all’abisso, il formidabile baratro d’indifferente disumanità  in cui sta precipitando . Lo smarrimento dei superstiti del mare è quello stesso dei pescatori, è quello dello spettatore che è chiamato a chiedersi come è possibile tanto scempio di vite. La musica composta ed eseguita da Giulio Barocchieri completa ed esalta il senso profondo del testo, completando l’ espressione delle emozioni affidate alle parole e ai gesti, compiendone lo stesso percorso a ritroso e recuperando gli antichi canti dei pescatori che hanno navigato tra la Sicilia e la costa africana. Perfetta sintonia, quindi, tra parola, gesto, suono. Grande l’emozione del pubblico in sala, espressa con un  lungo e caloroso applauso.

 

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