FIRENZE 3 MAGGIO 1469

(Daniela Crispo)

 

 

Il 3 maggio 1469 nasce a Firenze Niccolò Machiavelli, l’iniziatore del pensiero politico moderno. La sua riflessione politica si sviluppa nel vivo dell’esperienza, nella pratica amministrativa e diplomatica come segretario della seconda cancelleria  e anche  dei Dieci, durante il periodo della repubblica fiorentina dal 1494 al 1512. Acquista  vigore da una forte tensione teorica e dal tentativo di istituire una scienza autonoma  basata sulla ricerca di leggi e costanti dell’agire politico dell’uomo. In questa duplice componente del suo pensiero, orgogliosamente rivendicata da lui stesso, c’è da una parte un’analisi diretta e spregiudicata della realtà e dall’altra un approccio speculativo ai problemi della politica che non perde di vista l’uomo concreto. Appassionato lettore degli storici antichi tuttavia resta lontano dall’attitudine ammirativa e contemplativa propria di una parte considerevole dell’Umanesimo e  ne fa un mezzo per un’interpretazione originale e drammatica della realtà contemporanea. Quando nel 1512 i Medici rientrano a Firenze nutrono diffidenza nei suoi  confronti, perciò Machiavelli si ritira a vita privata nella sua tenuta dell’Albergaccio a Sant’Andrea in Percussina dove scrive le sue più importanti opere,  il Principe, i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, il dialogo Dell’arte della guerra ,la commedia La Mandragola e  le Istorie fiorentine. Queste ultime gli sono  commissionate  dal cardinale Giulio dei Medici in segno di riconciliazione.  La riflessione politica di Machiavelli si concentra sull’utopia monarchica nel Principe, o meglio “De Principatibus”,  dove indica una soluzione  al disastro politico ed economico italiano. Il principato non è per Machiavelli un regime ideale, ma necessario come risposta ai tempi ed alle situazioni dell’Italia della prima metà del ‘500, che sta per subire il “sacco di Roma”.  Per la prima volta, rispetto ai Trattati dell’epoca,  il Principe propone uno studio antropologico della politica.  Le qualità del “principe”, identificate nella  volpe e nel leone , non assumono un significato negativo, ma s’identificano con  la gioventù  che trionfa nell’esercizio del potere e nella lotta contro la “fortuna” . Nei Discorsi Machiavelli spazia  sulle repubbliche, e, prendendo  spunto dalla storia repubblicana di Roma,  formula una scienza delle forme statali  e delle leggi che ne determinano l’ascesa o la rovina. Il pensiero politico di Machiavelli  poggia sulla convinzione  che l’uomo e la natura siano immutabili da cui derivano  l’esplicita imitazione dei Romani e la concezione della storia  come magistra vitae.

 

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