IL REDUCISMO

(Francesco Paolo Rivera *)

Nel numero 101 (ottobre 2018) di questo magazine venne pubblicato sotto il titolo “Populismo” un articolo che esaminava l’atteggiamento culturale e politico catalogato sotto questa denominazione. Nello stesso articolo, si fece accenno a un altro nuovo termine entrato nell’uso comune della nostra lingua, “il sovranismo”, in conseguenza dell’intervento che il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, fece all’assemblea generale del’ONU. Oggi, fa capolino sulla stampa italiana, un nuovo “… ismo”, “il reducismo”, il cui significato ha ben poco in comune con gli altri due termini trattati nell’articolo sopra citato, che comunque vale la pena di esaminare … non foss’altro per l’attualità e la “drammaticità” del significato del termine stesso.

La “Treccani” definisce tale termine come:

  • l’atteggiamento e il comportamento di gruppi di reduci di una guerra, che richiedono particolari agevolazioni, benefici e vantaggi soprattutto economici e di carriera, in compenso delle benemerenze, a volte presunte o esagerate, acquisite come combattenti.” …
  • “il ripetersi del fenomeno del reducismo dopo ogni guerra …”!

In realtà, il termine deriva dalla parola “reduce”, e si riferisce a un atteggiamento di nostalgico vagheggiamento delle imprese e delle esperienze passate in guerra e indica un fenomeno comune a tutti i reduci di tutte le guerre, ma proprio perché non viene comunemente usato (nelle vecchie enciclopedie il termine non esiste), possiamo definirlo un neologismo.  Naturalmente l’atteggiamento, sopra indicato, assunto dai reduci (altrimenti denominati con il francesismo “reducisti”) è tale se l’esito della guerra è stato positivo …, ma se l’esito non è stato tale … il reduce ritorna socialmente e psicologicamente depresso … e, spesso, col desiderio della rivincita! Molte le associazioni combattentistiche costituite in Italia dai reduci del primo conflitto mondiale del secolo scorso, e molte con orientamenti politici di vario tipo, alcuni addirittura sulla base dei principi democratici americani (i “quattordici punti”) enunciati dal Presidente W. Wilson. Tali associazioni, però, non ebbero vita facile, furono infatti osteggiate dal partito socialista, e, conseguentemente spinte verso il nazionalismo, contribuendo così alla nascita del fascismo.Ma non è questo l’argomento che si intende esaminare in questa sede, si intende procedere alla trattazione del reducismo conseguente alla fine del recentissimo conflitto contro lo Stato Islamico, e, particolarmente, del “ritorno a casa” dei “foreign fighyters” o come più opportunamente definiti “terrorist foreign fighyters” (per distinguerli dai mercenari o dai combattenti stranieri). Ritorno a casa dei “foreign fighyters” … cioè di coloro i quali sono  partiti, non per difendere i confini della loro patria, o per difendere i propri figli, i propri fratelli dall’invasione di un Paese straniero, o per difendere la loro terra natìa calpestata da eserciti o da organizzazioni ostili, o per difendere i principi della democrazia, ma per arruolarsi, in nome di un presunto stato islamico, dichiaratamente, per combattere chiunque professi una religione diversa da quella musulmana e soprattutto per combattere i paesi occidentali. Questi reduci rientrano nei paesi dell’Europa occidentale che li hanno ospitati come emigranti o come profughi, nei paesi ove hanno trovato lavoro, benessere, dove hanno messo su famiglia, dove hanno ottenuto prima il permesso di soggiorno e dopo, spesso, anche la cittadinanza, nei paesi insomma ove si pratica quella ideologia religiosa contro la quale il reduce ha combattuto. Come farà il reduce a reinserirsi? Si troverà, sicuramente, osteggiato sia dai nativi che ne avevano accettato il suo inserimento e sopratutto dagli immigrati suoi connazionali che, per motivi di opportunità, non sono mai entrati e non intendono entrare in conflitto con i residenti. Ciò comporterà oltre all’isolamento, anche la perdita della fiducia sia nell’ambito del lavoro che nell’ambito della famiglia. In pratica, questi reduci, che hanno militato in un esercito dove hanno imparato a maneggiare le armi, a confezionare ordigni di ogni tipo e che sono pronti a imbottirsi di esplosivi per farsi esplodere per uccidere, insomma a provocare lutti e danni a chiunque, … che oltre al disagio psicologico di un “normale” reduce di un conflitto, sono individui che hanno aderito a tale conflitto per odio verso la civiltà occidentale, animati da fanatismo religioso, dovrebbero reinserirsi in quei Paesi occidentali dai quali erano partiti per combattere la guerra che hanno perduto …, quindi sicuramente animati dalla volontà di rivincita. Forse che, sull’esempio di quanto accaduto recentemente in Sri Lanka e che accade (ormai spesso) anche in altre località, nel mondo … continuerà, da solo o con la collaborazione e la connivenza di altri, come lui, la sua guerra di religione o la sua guerra anti occidentale. Cosa si può fare per prevenire questi avvenimenti nefasti? Allo stato delle cose, almeno in base alla vigente legislazione italiana (ma, sicuramente, anche alle legislazioni di altri Paesi civili), non si può intervenire contro tali reduci fino a quando non avranno impugnato nuovamente le armi … non si può perseguire colui il quale, anche se è noto che abbia la volontà e la capacità di commettere un reato, non abbia messo in atto alcuna iniziativa che ne faccia supporre la volontà di commetterlo. Recentemente la Procura della Repubblica di Torino ha sottoposto al regime di sorveglianza speciale un gruppo di giovani reduci, appartenenti all’antagonismo sociale, che avevano combattuto in Siria, nelle file dell’esercito curdo, e, quindi, contro lo Stato islamico. Tale procedura (regolata dal d.lgs n. 159/2011), che sollecita il “foreign fighyters “ a tenere una condotta conforme alla legge, non è pensabile che possa risolvere il problema … infatti, trascorso il periodo massimo previsto dalla notifica del provvedimento, durante il quale il reduce abbia tenuto un comportamento lecito, chi ci garantisce che questi “combattente” non ritorni a organizzare attentati? Inoltre, è molto discutibile, sia in dottrina che in giurisprudenza, l’applicazione di tale procedura (basata sulla concezione autoritaria dello Stato, sicuramente ereditata dal Codice Rocco), la cui applicazione avviene per il “sospetto” di commettere un reato … e in mancanza di formulazione di una accusa penale. Malgrado siano trascorsi oltre settant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, e i crimini nazisti siano, ancor oggi, perseguibili e perseguiti, non esiste, in alcuno degli Stati della Comunità Europea, alcun provvedimento legislativo che consideri “criminale” il “terrorist foreign fighyters”  e l’ex combattente dello Stato islamico, che ritorna a casa. Ma se un rimedio potrebbe concretizzarsi con l’allontanamento del reduce dal territorio nazionale, è opportuno non dimentichiamo l’esistenza di un altro problema: le mogli e i figli di questi reduci. Le donne, sia perché influenzate o schiavizzate dai loro mariti/compagni, (o perché loro stesse influenzano i loro mariti) si sono rivelate spesso complici degli stessi. Infatti sono capaci di imbracciare un’arma anche loro, di confezionare ordigni esplosivi, di farsi esplodere così come fanno gli uomini … anche per loro occorrerebbe adottare provvedimenti analoghi a quelli che si auspica verranno adottati per gli uomini …? I bambini, … poveri innocenti …, se restassero abbandonati in conseguenza di provvedimenti a carico dei loro genitori, sarebbero adottati dalle istituzioni, ma chi ci garantirebbe che, divenuti adulti, venuti a conoscenza degli eventuali provvedimenti adottati a carico dei loro genitori, possano anche loro, impugnare le armi contro il Paese che li ospita? Il nuovo Parlamento europeo (che nascerà in conseguenza delle prossime elezioni), riuscirà a trovare le soluzioni a questi problemi onde salvaguardare la vita e le libertà democratiche garantite dalle Costituzioni della Comunità?

……

* Lions Club Milano Galleria – distretto 108 Ib-4, cod. 434120

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il nostro sito web utilizza i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Per maggiori informazioni sui cookie e su come controllarne l abilitazione sul browser accedi alla nostra Cookie Policy.

Cookie Policy