MEDITATE, GENTI!

Carmelo Fucarino

Altro che Medioevo, prossimo venturo, siete tornati all’età della clava e della caverna. Avete chiamato quei tempi secoli bui, ma forse la vostra vista è mancata e ancor più mancherà con la terribile damnatio memoriae promossa da Harvard con la cancel culture, che poi è una forma di razzismo all’inverso e subito imitata dalla nostra modernissima Bicocca con la tentata cancellazione di Dostoevskij. Potrei ricordare la fantastica tesi di Edward Gibbon (1737-1794) che così ricordò dei primitivi Germani di Tacito: «C’è in un’isola dell’Oceano un bosco casto e in esso dedicato un c’è un carro, coperto da una veste e concesso di toccarlo solo a un sacerdote. Egli comprende che la dea Nerthus (Terra) è presente nel penetrale, prosegue con molta venerazione dietro il carro trainato da giovenche. Ora lieti giorni festosi, luoghi qualunque si degna del suo arrivo e dell’ospitalità. Nessuna guerra si intraprende, non si prendono armi, chiuso ogni ferro, pace e quiete soltanto ora nota, soltanto ora amata, fin tanto che lo stesso sacerdote rende al tempio la dea sazia dalla conversazione dei mortali» (Tacito, De origine et situ Germanorum, XL). Ciò intorno al 98 d. C. all’avvento dell’imperatore Traiano. Ma torniamo a tempi più vicini, dopo Carlo, detto Magno e come tutti i “magni”, orrendi carnefici ed eterni guerrafondai, dopo quel Carlo che passò da tutte le primavere agli autunni a far guerre, e lasciò come eredità endemiche e croniche violenze nella società atomizzata di infiniti feudatari e di perenni migrazioni da Oriente da parte di gruppi etnici violenti e brutali, come scrive G. Duby, La civiltà sorta dalle grandi migrazioni era una civiltà di guerra e di aggressione (L’anno mille. Storia religiosa e psicologia collettiva, Einaudi, Torino). In seno a quella Chiesa cristiana alla quale l’imperatore aveva concesso terre, castelli e vassalli, cominciò a maturare fra non pochi religiosi talvolta pure loro vittime un movimento per la pace, il primo popolare e di massa, che manifestò una reazione pacificatrice su un duplice piano (Ernest Semichon, La paix et la trêve de Dieu, Parigi, 1857): la pace di Dio (pactum pacis, restauratio pacis) e la tregua di Dio (treuga Dei). La prima esclude alcune persone e luoghi dalla violenza guerresca; la seconda proibisce invece di combattere in determinati periodi. La pax Dei fu inaugurata nel 987 su iniziativa del vescovo di Le Puy. Egli radunò i suoi cavalieri e impose il giuramento di pace. Nel 989, nel Concilio di Chartroux tutti i vescovi della provincia ecclesiastica di Bordeaux e il vescovo di Limoges pronunciano tre canoni con l’anatema contro chiunque avesse rubato beni a un contadino o usato violenza a un religioso disarmato. Seguiranno altri giuramenti in Aquitania e in Borgogna, affinché feudatari e cavalieri rispettassero la pace voluta da Dio. Questi ultimi nel concilio a Verdun-sur-le-Doubs del 1016 giurarono davanti ai vescovi sulle reliquie dei santi, di rispettare le popolazioni disarmate, i luoghi di culto e i terreni contigui come luoghi d’asilo. La tregua di Dio invece, proclamata al Concilio di Toulouse nel 1027 imponeva pena la scomunica di sospendere ogni atto di guerra e ostilità e uso delle armi, addirittura le contese giudiziarie durante certi giorni della settimana (codificazione nei Concili di Arles, 1037-1041): dalla sera del mercoledì alla mattina del lunedì e durante particolari ricorrenze del calendario liturgico: dalla I domenica di Avvento all’VIII di Epifania, dal giovedì alla domenica della Settimana Santa, durante i periodi dell’Avvento e della Quaresima, dell’Ascensione, della Pentecoste e nei giorni consacrati alla Vergine e a certi santi. Nel III Concilio Lateranense del 1179 l’istituzione fu estesa a tutta la Chiesa con il canone XXI, De treugis servandis, e inserito nella raccolta del diritto canonico (Gregorio IX, Decretal I, tit., De treuga et pace).Certo Papa Urbano II nel Concilio di  «O razza dei Franchi, apprendiamo che in alcune delle tue province nessuno può avventurarsi sulla strada di giorno o di notte senza danno o attacco da parte di banditi, e nessuno è al sicuro nemmeno in casa. Rimettiamo quindi in atto la legge dei nostri antenati conosciuta come la Tregua di Dio. E ora che avete promesso di mantenere la pace tra voi, siete obbligati a soccorrere i vostri fratelli in Oriente, minacciati da una razza maledetta, del tutto alienata da Dio. Il Santo Sepolcro di nostro Signore è contaminato dalla sporcizia di una nazione impura. Ricorda la grandezza di Carlo Magno. O valorosissimi soldati, discendenti di invincibili antenati, non siate degenerati. Si allontani di mezzo a voi ogni odio, finiscano tutte le liti, cessano tutte le guerre. Incamminatevi sulla via del Santo Sepolcro per strappare quella terra alla razza malvagia e sottometterla a voi stessi» (Roland H. Bainton, Christian Attitudes Towards War and Peace: A Historical Survey and Critical Re-evaluation, New York: Abingdon Press, 1960, pp. 111-12). Ma già con questa giravolta siamo ad un’altra tremenda storia, la tragedia delle pretese Crociate. Ci si atterrisce e sconvolge per il fanatismo musulmano odierno, ma povera Costantinopoli, tutto avvenne all’ingrosso in nome di Cristo, di uomini e di opere d’arte distrutte, orrore che vide e descrisse Niceta Coniata nella sua Chronikè diegesis, Narrazione cronologica e che Umberto Eco riprese per bocca del suo Baudolino, fantasioso amico e confidente di quel Niceta. Ma già la biblica Sapienza ammoniva:

12 Non provocate la morte con gli errori della vostra vita,
non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani,
13 perché Dio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi.
14 Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza;
le creature del mondo sono sane,
in esse non c’è veleno di morte,
né gli inferi regnano sulla terra,
15 perché la giustizia è immortale.

E gli uomini non l’hanno mai ascoltata e si son fatti… si son fatti secoli di guerra, stupenda la guerra dei Trent’anni (1618-1648) e la cronaca che Bertolt Brecht fece narrare ad Anna Fierling, la Madre Courage e i suoi figli, ma ce ne furono un’altra ventina nella sola Europa di guerre di religione. Lo percepisce ancora la martoriata Irlanda. E si fanno ancora anche in nome del proprio Dio personale, sia Jaweh, sia Allah, sia Cristo. Ancora più certo per fini di egemonia e di sfruttamento, in linea con la dottrina della sofistica teoria della geopolitica. Ma l’era della decantata pace, con qualche diversione in Corea, Vietnam, Kuwait, Iran, Iraq, Libia, Siria, Afganistan, Yemen, etc. fu siglata a Jalta con un tratto di matita su una carta geografia, dopo un mondo distrutto che aspetta ancora la sua ricostruzione. Le case sventrate dei vicoli di Palermo. In attesa del Papa che gridi a tutti nel cielo di piazza San Pietro: «Pentitevi, scomunicati, discendenti di Caino ed Abele, voi che create muri e filo spinato, la terra è di tutti, perché Dio vi ha donato una terra rotonda, una sfera senza lati e confini».

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