I PORTI E LE BARCHE … DA VICINO

Andrea Di Napoli

L’approccio di un principiante o di un fotoamatore con le imbarcazioni ormeggiate presso un molo, dipende dalla sua familiarità con il mare con gli scafi e con la navigazione. Talvolta si incontrano quei fotografi che osservano con grande  meraviglia una disordinata fila di scafi e provano ad arricchire anche il proprio vocabolario attraverso la rappresentazione delle bitte, delle cime e delle chiglie appena scoperte. Ma più spesso, invece, si incrociano coloro che frequentano quotidianamente lo scalo marittimo o che addirittura abitano la caratteristica borgata marinara. Si ritengono dei “lupi di mare” e fotografano regolarmente lo stesso panorama pensando che il leggero alito di vento proveniente da una direzione piuttosto che da un’altra sia percepibile anche da chi osserverà la loro foto. Le immagini realizzate da entrambe queste tipologie di occasionali fotografi avrà in comune la capacità di comunicare una insostenibile noia, ma ciononostante i loro autori si ostineranno a proporne la visione anche attraverso il web.

I porti sono molto differenti tra loro. Quelli destinati alle imbarcazioni da diporto sono estremamente puliti e frequentati abitualmente da chi nella navigazione trova un sano divertimento, uno svago che, sebbene costoso, consente loro di praticare la propria passione per il mare. Gli ambienti in cui approdano i pescherecci sono quasi sempre disordinati e maleodoranti, frequentati da marinai, mercanti e famelici stormi di gabbiani che trovano sempre una abbondante quantità di cibo. Alle barche dei pescatori viene solitamente dato un nome femminile comune alla famiglia del proprietario oppure quello del padre che ha fatto per tutta la vita l’imprenditore ittico. In altri casi, invece, i marinai “battezzano” i natanti col nome di una santa o di un santo al quale sono devoti. Le figure dipinte sullo scafo hanno un evidente valenza apotropaica ed il compito di difendere l’equipaggio dalle insidie del mare.

Nel momento in cui decidiamo di scattare insolite fotografie dei riflessi sull’acqua, dei particolari o solo di alcune parti limitate delle barche, tentiamo, astutamente, di riuscire a non rivelare la nostra incompetenza né il nostro stupore. Si tratta di un semplice, ma efficace escamotage per esaltare soltanto la forma e i colori particolarmente intensi degli antichi mezzi di trasporto a bordo dei quali viene svolto un lavoro faticoso.

Siamo ingenuamente portati a credere che per mantenere sgargianti  i colori delle barche, esposte continuamente al sole e alla salsedine, occorra dipingerle ad ogni cambio di stagione. Eppure, una volta,  un pescatore intento nella manutenzione della propria imbarcazione, mi ha assicurato che è sufficiente ridare la tinta solo una volta all’anno a quei “legni” policromi simili a grandi bandiere galleggianti.                                            

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