PESCE D’APRILE

Daniela Crispo

Qual è l’origine del pesce d’aprile? «Nel campo delle tradizioni popolari, è difficile trovare un uso la cui origine sia tanto oscura e controversa», scriveva l’etnologo Giuseppe Pitrè in uno studio del 1891. Da allora lo scenario non è cambiato: sono state lanciate molte ipotesi, ma tutte senza prove. L’unico fatto certo è che la tradizione del pesce d’aprile  è nata in Francia nel 1500 e poi si è diffusa in Europa. Fino al 1500, il primo giorno dell’anno in Francia era il 25 marzo e i festeggiamenti culminavano il 1° aprile con banchetti e scambi di doni. Ma nel 1564 re Carlo IX decise di adottare il calendario gregoriano, e di spostare il capodanno al 1° gennaio. Alcuni sudditi, però, non accettarono il cambiamento, e ben presto i loro concittadini iniziarono a sbeffeggiare l’usanza e ogni anno, in occasione del 1° aprile, inviavano ai “tradizionalisti” regali burla o li invitavano a feste fantasma. E dato che in quel periodo dell’anno il sole abbandona il segno zodiacale dei pesci, le vittime degli scherzi furono chiamate pesci d’aprile. Gli scherzi del 1° aprile sono sempre stati quelli che consistono per lo più nella “commissione dello sciocco”: per esempio mandare qualcuno in un luogo lontano a fare qualcosa di impossibile, come comprare un chilo di sale sciapo, una fune per legare il vento, una ruota quadrata, un’ascia a tre tagli. A volte, in passato, si usava applicare sulla schiena del malcapitato la sagoma di un pesce, per contrassegnarlo come vittima di uno scherzo. Oppure, gli si consegnava una lettera urgente da recapitare all’altro capo della città: per poi scoprire, una volta aperta la busta, che conteneva il disegno d’un pesce. È probabile che  il pesce sia stato scelto perché rappresenta l’allocco che crede a ogni cosa, così come il pesce ingoia qualunque esca, restando preso all’amo». La prima attestazione, secondo il DELI risale al 1867 nell’uso di Vittorio Imbriani, ma se ne trovano attestazioni precedenti, per esempio nell’Arlecchino: giornale comico-politico di tutti i colori pubblicato a Napoli, in un articolo datato 31 marzo 1849. Probabilmente giunse in Italia dalla Francia dove ne è attestato l’uso anche nel XVIII secolo.

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