VIVERE IN UN’ISOLA COSTA MOLTO DI PIÙ IN TERMINI DI TEMPO, DI DENARO E DI RELAZIONI POLITICHE E SOCIALI

Alessandra Russo

Le regioni insulari presentano delle caratteristiche e delle peculiarità permanenti che le distinguono dalle regioni continentali, siano esse più o meno periferiche. Ciò deriva dal fatto incontrovertibile che l’insularità, intesa come discontinuità territoriale, implica delle specificità di natura economica, trasportistica, ambientale, sociale e demografica che determinano un oggettivo svantaggio rispetto ai territori continentali. In ambito UE, l’insularità rappresenta peraltro un rilevante tema del dibattito politico, economico e sociale, anche per la numerosità e la dimensione di tale tipologia di territorio. L’insularità è in primo luogo un fattore limitante delle opportunità di crescita, nella misura in cui “ … produce ritardi di sviluppo sociale ed economico e fa degli isolani cittadini con diritti ridotti e affievoliti rispetto ai cittadini della terraferma. Si pensi solo all’annoso problema dei trasporti, che fa lievitare i prezzi dei servizi. Essere un’isola sconta uno svantaggio naturale che non mette in condizioni di pari opportunità con gli altri abitanti della penisola”.La stessa Commissione Europea considera, infatti, le regioni insulari meritevoli di azioni e politiche per recuperare tali divari in coerenza con gli obiettivi della Politica di Coesione, nel cui ambito, ad evidenziare esplicitamente la necessità di compensare gli effetti negativi dell’insularità, vi è stato, ad esempio, l’inserimento di fattori di correzione nelle chiavi di riparto delle risorse finanziarie. Di fronte a questo tema, a livello europeo è possibile registrare una certa vivacità del dibattito al fine di incrementare le risorse assegnate alla Sicilia e alla Sardegna per “compensare” la loro particolare condizione. A livello nazionale, invece, si rileva una carenza o inadeguatezza di azioni concrete o atti normativi volti a tenere in debito conto questo svantaggio, al fine di garantire i diritti dei cittadini che abitano nelle isole e di assicurare le adeguate compensazioni atte a superare gli svantaggi determinati dalla condizione di insularità. Grazie però in questi anni all’impegno di singoli e di movimenti, la battaglia per il riconoscimento della condizione di insularità in Italia ha fatto molta strada. La Sicilia, pioniere di questo impegno, è riuscita a proporre e a far approvare dall’Assemblea Regionale un disegno di legge voto sull’insularità. E poi in Sardegna, i sardi hanno raccolto duecentomila firme e hanno presentato la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che ha portato all’introduzione nella Costituzione italiana del riconoscimento degli svantaggi dell’insularità. Grazie a questo impegno nelle due isole, in Costituzione dal novembre scorso vi è il sesto comma dell’articolo 119 che recita: “La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”. Diverse analisi e alcune proposte sono state inoltre avanzate sul piano delle politiche, in talune sedi di dibattito. In termini generali, sono state ad esempio selezionate le dimensioni sottostanti allo svantaggio derivante dallo stato di isola, rispetto alle quali è possibile identificare alcune precipue caratteristiche che rendono possibile una diversa lettura del territorio:

  • Isolamento e distanza geografica;
  • Limitata dimensione dei mercati insulari;
  • Difficoltà del trasporto stradale insulare;
  • Impatto della mono-specializzazione dell’economia insulare;
  • Vulnerabilità economica;
  • Mancanza d’attrattività per la manodopera e per le imprese;
  • Accesso limitato alle tecnologie di informazione e di comunicazione.

Occorre infine considerare che la condizione di insularità, così configurata, e il conseguente isolamento geografico consentono, in contrapposizione agli svantaggi evidenziati, una più efficace tutela degli ecosistemi e delle specificità ambientali e culturali, molto importanti non solo in chiave di tutela delle tradizioni culturali e del contesto ambientale, ma anche come elementi di sviluppo di specifici settori dell’economia, come ad esempio quello turistico. La condizione di territorio penalizzato da specificità geografiche limitanti come la perifericità, l’insularità o la scarsa accessibilità, è comune a molte regioni dell’UE e impone l’adozione di scelte politiche di contrasto che, tuttavia, vanno commisurate all’entità degli svantaggi che devono essere mitigati o rimossi, ma anche ai possibili vantaggi che ne potrebbero derivare. In particolare, l’insularità intesa come discontinuità territoriale, determina delle ulteriori specificità di natura economica, trasportistica, ambientale, sociale e demografica che determinano un oggettivo svantaggio rispetto ai territori continentali come rilevato nella vasta letteratura di riferimento. Ma gli stessi politici che l’hanno approvata non colgono il reale significato della norma. Infatti l’insularità non compare nel Documento di Economia e Finanza appena approvato e solo pochi spiccioli sono stati previsti nell’ultima finanziaria. Ma proviamo a capire come funziona ad esempio nelle isole spagnole e francesi e come si applica il principio di insularità, anche se ancora in modo parziale. In Corsica, alle Canarie e nella Baleari ai dipendenti pubblici viene riconosciuta una sorta di “indennità di residenza per la semplice ragione di abitare lontano dal continente. In Corsica si definisce «indemnité de résidence» e tutti i dipendenti pubblici dal 1985 hanno diritto ad un’indennità aggiuntiva del 3% dello stipendio. Da qualche tempo si discute sulla possibilità di estendere tale misura anche al settore privato. Sempre in Corsica tutti i cittadini residenti hanno diritto, a spese dello Stato centrale, a uno sconto del 75% sui biglietti di aerei e navi per qualsiasi destinazione nazionale. L’indennità sullo stipendio nelle Baleari e nella Canarie si chiama «indemnización por residencia». I dipendenti pubblici ricevono dallo Stato, a secondo del loro ruolo, un’indennità aggiuntiva che per un funzionario è di circa duecento euro mensili. Sempre alle stesse categorie di lavoratori lo Stato riconosce per spese di trasporto un compenso aggiuntivo di circa mille euro l’anno a famiglia. Certo è ancora poco, riguarda solo alcuni e non basta a compensare gli svantaggi determinati dall’insularità. Ma sicuramente è una dimostrazione di attenzione e non di abbandono. Forse non è un caso che in Sicilia e in Sardegna si riduce la popolazione mentre in Corsica, nelle Baleari e nelle Canarie accade il contrario

 

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