QUANTE GIORNATE MONDIALI SGOMITANO AL GIORNO?

Carmelo Fucarino

 

Ormai le Giornate mondiali affollano e invadono il calendario delle Nazioni della terra, come quelle dedicate ai Santi cattolici, molti al giorno; e se ne creano in ogni anno delle nuove come i neo proclamati santi. Proprio il 13 di questo novembre, data iconica della Giornata Mondiale della Gentilezza si è proclamato  53° Comune Gentile la città di Enna, dopo Palermo, Corleone, Mazara del Vallo, Modica e Salemi, in nome della vita, della salute e del benessere. L’osservanza internazionale è stata introdotta nel 1998 dal World Kindness Movement, coalizione di ONG di gentilezza di nazioni, tra le quali eterogenee per razza e cultura Canada, Regno Unito, Australia, Nigeria, Emirati Arabi Uniti, Singapore, India e Italia. Secondo il Gulf News, «è un giorno che incoraggia le persone a trascurare i confini, la razza e la religione», promuovere e diffondere l’amore e la gentilezza tra le persone di tutte le età, provenienze e culture, ma anche l’effetto positivo sulla società. nel concetto-base : fare qualcosa di bello per gli altri, indipendentemente da chi siano. amici o estranei, con l’obiettivo di diffondere amore e comprensione nel mondo, aiutare a costruire un mondo migliore. Ad appena dodici giorni si celebra il 25 novembre la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”. La data, dal valore simbolico, fu scelta in memoria di un brutale assassinio avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana. Patria Mercedes, María Argentina e Bélgica Adela, le tre sorelle Mirabal furono uccise perché dissidenti, in  quanto si opponevano alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo. Le tre donne facevano parte di un’organizzazione clandestina, che la polizia scoprì e ne arrestò tutti i membri, tra cui le sorelle e i rispettivi mariti. Le sorelle, liberate dopo alcuni mesi, mentre il 25 novembre 1960 andavano a visitare in carcere i coniugi furono uccise a bastonate, simulando poi un incidente automobilistico. Julia Alvarez ne narrò la storia nel romanzo Il tempo delle farfalle da cui fu tratto l’omonimo film di Mariano Barroso con Salma Hayek. Il titolo riprende il nome di battaglia delle sorelle, Las Mariposas (Le farfalle). Da una quindicina di anni a questa parte, le scarpe rosse sono diventate il simbolo e icona universale del 25 novembre. Zapatos Rojos è diventato anche un film, diretto da Carlos Eichelman Kaiser. La prima a usarle è stata l’artista messicana Elina Chauvet che le ha inserite in una installazione realizzata nel 2009. Il secondo simbolo della lotta contro la violenza sulle donne è la panchina rossa, luogo simbolico di riflessione collettiva, di ricordo, e di raccoglimento. Certo fanno più scalpore l’assassinio o gli schiaffi e le botte, ma non meno dura è la violenza psicologica  sia su donne sia su uomini. La giornata fu istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999 attraverso la risoluzione 54/134, non solo per ricordare le tre sorelle torturate e uccise in modo inumano, ma anche come monito per tutta la popolazione mondiale sulla violenza definita di genere. È di questi giorni su tutte i media l’ennesimo femminicidio della 22enne Giulia Cecchettin. Come risulta evidente le due giornate sulle cronache di questo mese si battono su sponte opposte: la prima esalta e predica la gentilezza come amore senza distinzione, universale e volto alla bontà, la seconda alla riva opposta apre una guerra di piazza fra i due generi sessuali. Ci si dimentica che l’omicidio non ha limiti di genere: esiste anche l’assassinio del maschio da parte delle donne, il frequente assassinio dei figli neonati e non da parte delle madri. Non vorrei essere frainteso: a Piazza pulita, del 23 novembre lo scrittore Stefano Massini ha voluto esaltare con tono sicuro e perentorio il maschilismo di alcuni proverbi scaglionati per età sua a cominciare dal celebre  «Auguri e figli maschi». Massini si stupisce degli auguri per non avere figlie femmine. Eppure aveva scaglionati e cronometrati i ricordi dei suoi proverbi. Per la brama di insegnare il latino e greco da me amati ho accettato una cattedra a Rossano Calabro e nei viaggi di andata ad ottobre, ma anche di ritorno a giugno mi stupivo delle donne che in Calabria zappavano la terra, mestiere da noi maschile e mi chiedevo dove fosse l’uomo e cosa facesse. Ecco l’equivoco di Massini, il maschio lavorava la terra, faceva i lavori pesanti e perciò era la ricchezza della famiglia, come avviene ancora nella moderna India dei grattacieli e nei paesi del lavoro maschile in cui lo sposo è pagato con una ricca dote. Ancora citava l’altro proverbio «Donne e buoi dei paesi tuoi» e si stupiva che la donna fosse assimilata a un bue, mentre si voleva intendere di uguale costumi e modo di vivere e pensare. Certo oggi si consigliano i matrimoni tra persone di altri paesi lontani, per evitare pericolose consanguineità per la trasmissione di morbi ereditari, ma lo scrittore non intendeva ciò come commentava. Dimentico che dalle parole nascono le cose. Eppure usiamo la Bibbia e i Vangeli a nostra convenienza. In La Genesi «20: L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.» E ancora: «22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. 23 Allora l’uomo disse: è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta. 24 Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.» Ora mi chiedo: a cosa serve una giornata che celebra una guerra tra esseri uguali e nati dalla stessa carne? Lo dimostrano le piazze piene di donne inferocite e politicamente classificate. Sì, perché il cosiddetto femminismo classista è ormai governato nelle piazze dagli schieramenti politici e non dall’identità umana distinta dal genere animale e dal genere vegetale. Non sarebbe stato più utile celebrare la stessa natura umana al di fuori dei generi maschio-femmina, opposti in una guerra di generi. Perché io, ma anche la maggior parte degli uomini siamo certi di essere uguali alle donne in sentimenti, intelligenza e affetti pur con organi sessuali diversi e tendenze sessuali assai diverse come dimostrano le moderne commistioni sessuali degli LGBT fino agli LGBTQIA+ nella continua evoluzione del riconoscimento dell’identità sessuale. Così in un mio post su Linkedin:

«Tutto cominciò con le suffragette e il femminismo, un -ismo di “femmina” che si erse contro il potere originario e secolare dell’altro -ismo, l’altro inventato maschilismo da “maschio”, cioè il secolare potere assoluto dell’uomo. Si voleva contrapporre due poteri che pretendevano di essere superiori l’uno all’altro, fino al celebre “me lo gestisco io”. Era ed è rimasto un -ismo che vanta la superiorità del potere di genere sessuale, maschio-femmina.
Un tempo, dall’anthropos greco all’homo latino (pure nobile, vir) non si voleva intendere il sesso, ma il “genere umano”. In epoca medioevale la “donna”, ricavata da “domina” voleva dire “padrona”; in sintesi con il dominus, furono padroni con diverse mansioni nell’ager, il fondo agricolo (Cato, de agricoltura). Per tanti tempi si parlò sempre di “donna” e la domina-donna per eccellenza divina fu la Madonna a differenza di Giuseppe, padre “putativo” (creduto, da puto, credo). E furono allora le donne angelicate (Beatrice e Laura) e la poesia fu in prevalenza canto di amore per una donna del cuore e della vita, le tante Angeliche e Silvie e le infinite canzonette di amore. L’uccisione di un essere umano fu “omicidio” e basta. Certo ci fu anche un tempo in cui uccidere la sposa traditrice era “delitto di onore”, ma la DC non lo estese anche alla donna, ma lo abolì completamente. Ora il dominio e la sopraffazione degli -ismi, non propriamente e semplicemente esseri umani differenti dagli esseri animali.».

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