FESTIVAL DI SANREMO 2024

Dante Maffia

Siamo agli spiccioli quest’anno.

Amadeus non ha mai condotto il Festival della Canzone italiana, ma una specie di carrozzone da  circo equestre in cui c’è anche il Festival, ma quest’anno ha superato se stesso mettendo insieme vecchi, vecchissimi, giovani, giovanissimi, dimenticati, ripescati, rifatti. Sicuramente si è seduto davanti al computer e ha ripassato le annate del Festival appuntandosi tutti i nomi possibili da poter invitare in modo da avere il consenso di tutti, di vecchi e giovani. L’ascolto si ottiene coi sotterfugi della ruffianeria. Poi è passato all’attacco, sempre progettando di strafare, di mettere sul palcoscenico quanta più gente fosse possibile in modo da accontentare tutti i gusti, di non fare torto a nessuno, convinto anche che forse è l’ultimo anno che lo fanno pascolare senza nessun limite in modo da ottenere sempre quei famosi ascolti eccezionali. Così le canzoni, belle o brutte che siano, sono finite in secondo piano e a trionfare sono stati i vari Fiorello o le varie Cuccarini o le varie Giorgia, Bolla, Cocciante, Morandi, Mannino, Travolta  et similia con sproloqui che lasciano il tempo che trovano, di stampo nazional popolare all’estremo grado. E le canzoni sono naturalmente relegate in secondo piano. E poi, come dice un mio amico, se uno avesse la possibilità  di fare una squadra di calcio con Jasin, Zoff e Buffon in porta; Thuram, Roberto Carlos e Facchetti in difesa; Laudrup, Zidane e Pirlo al centro; Best, Figo, Hamrin e Conti alle ali e Messi, Maradona, Pelè, Di Stefano, Ronaldo, Puskas e Garrincha all’attacco credi che perderebbe una sola partita? Insomma Amadeus ha realizzato il Festival della riesumazione dopo  avere scardinato il vecchio assetto! Ha realizzato il Festival delle vanità e, a sentire le interviste di tutti che hanno detto e ripetuto che si sono divertiti, tanto divertiti, anche il festival delle barzellette? Possibile che tutti i cantanti abbiano saputo dire soltanto che si sono divertiti? Per che cosa? E alla Rai quanto è costato tutto questo melodramma, anzi questo gioiadramma, questo lungodramma o come diavolo chiamarlo? Ma che fare? I dittatori decidono loro, vero? E pazienza se a volte ascoltano qualche consigliere fraudolento o non ascoltano nessuno per via di una sordità imbrogliona che li fa sorridere. Perdonate se prima ho affermato che le canzoni sono passate in secondo piano. L’impressione vera è che fossero appena un accidenti del pachiderma mostruoso che soltanto per una distrazione, forse, non è riuscito a fermare la guerra in Palestina e in Ucraina. Le ha cancellate per un attimo con uno spettacolo così mastodontico da risultare indecente, per non parlare del patetico inserito come una goccia di rugiada, o dei trattori per dare prova di attenzione al sociale. Insomma, Amadeus non ci ha fatto mancare proprio niente, vedrete, non ci farà mancare neppure le sue dimissioni in attesa di essere richiamato. Riguardo alle canzoni, scelte da lui, durante mesi e mesi di pesante lavoro, danno l’impressione e che siano quasi tutte identiche, ma in pochi ci hanno fatto caso per forza di cose, ovviamente per far passare il messaggio che l’uguaglianza è un grande bene. O il motivo è un altro? I signori della Rai hanno gridato al miracolo per gli ascolti pur sapendo benissimo che se facessero “Il festival delle galline obese” preparando l’evento mesi prima ai telegiornali a tutte le ore e costringendo tutti i conduttori di programmi a parlarne, si avrebbe un uguale risultato.

O magari ancora più eccellente.

La mediocrità, diceva Alessandro Manzoni, vince sempre sulla qualità e i motivi sono evidenti. Ma lasciamo stare. Queste brevi osservazioni non vogliono fare polemica, ma essere soltanto memoria di un avvenimento sostenuto dalla Rai visto che paghiamo il canone.

 

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