Arte, denaro, intrighi

( Daniela Crispo)

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                             Autoritratto di Artemisia Gentileschi come martire

Tra le poche pittrici del XVII sec. Artemisia Gentileschi occupa un posto di spicco per intensità di interpretazione dei soggetti scelti e per tecnica pittorica.

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                                           Autoritratto come allegoria della pittura

Di lei ha detto Roland Barthes :” la forza dei quadri della Gentileschi sta nel capovolgimento brusco dei ruoli. Una nuova ideologia vi si sovrappone, che noi moderni leggiamo chiaramente: la rivendicazione femminile." La vita di Artemisia è avventurosa, figlia d’arte, è stata violentata da un amico del padre. Il quattordici maggio 1612 nella sala di Tor di Nona, il tribunale papale interroga la giovane artista per la quale mezza Roma è accorsa nelle sinistre aule dell’Inquisizione, mentre l’"assistente di tortura" le stringerà le ruvide corde della sibilla attorno alle dita. Il padre dichiara al tribunale : "Agostino Tassi ha deflorato mia figlia Artemisia e l’ha forzata a ripetuti atti carnali, dannosi anche per me, Orazio Gentileschi, pittore e cittadino di Roma, povero querelante, tanto che non ho potuto ricavare il giusto guadagno dal suo talento di pittrice". Così scrive Susan Vreeland in La passione di Artemisia, ed. Neri Pozza. Anna Banti, moglie di Roberto Longhi, per prima ha scritto un romanzo attorno alla figura della pittrice, Artemisia, 1947, presentando una vocazione artistica di donna in lotta con i pregiudizi del suo tempo. C’è, sia nell’arte sia nella biografia di Artemisia Gentileschi, qualcosa che la rende specialmente affascinante e che spiega l’interesse delle scrittrici nei suoi confronti.

Dopo il processo abbandona Roma. Si trasferisce a Firenze dove sposa Pierantonio Stiattesi . Il periodo fiorentino è molto importante per Artemisia anche perché entra in contatto con gli ambienti culturali della città. Poi si trasferisce a Napoli dove resterà. Gli spostamenti sono legati alle possibilità di lavoro, al bisogno di guadagnare per sopperire alle spese incontrollate. Dal punto di vista pittorico Artemisia si ispira a Caravaggio, accentuando il realismo per la forte tensione interpretativa dei soggetti. Il padre la descrive così in una lettera a Cristina di Lorena , granduchessa di Toscana :” ..Questa femmina …nella professione della pittura in tre anni si è talmente appraticata che posso adiri de dire che hoggi non ci sia pare a lei, havendo per sin adesso fatte opere che forse i prencipali maestri di questa professione non arrivano al suo sapere”

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