AH LE "FESTE DA BALLO" anni ’60…

( Carlo Barbieri)

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Gli ingredienti tipo erano: dodici ragazzi, sei ragazze di cui due intoccabili perchè sorelle e due perchè fermamente ingrizzate (confessate che vi eravate dimenticato il termine, eh?), i dischi e il giradischi che portava l’unico che li possedeva, e che invitavamo solo per quello, un bottiglione di vermouth Mineo, scarsissimo, e biscotti sammartinelli o quaresimali, da rompercisi i denti. Eh sì, li compravamo apposta  così duravano di più, rimanevano e noi – che ci eravamo quotati svuotandoci le tasche – non facevamo malafigura. E, naturalmente, le sigarette sbreachisi comprate di contrabbando al borgo. Andavano per la maggiore Le Parliament con il filtro bianco rientrato e le Astor che ce l’avevano in finto sughero.

..Lo scrocco e il muzzun-sharing era d’obbligo. Era il tempo in cui operai e studenti compravano le sigarette sfuse da abilissimi tabaccai che senza neanche guardare il pacchetto lo aprivano, estraevano "a colpo" il numero di sigarette richieste e te le mettevano quasi con un unico movimento dentro una bustina con il bordo sfrangiato e due dadi colorati stampati sopra. Le sigarette si compravano in genere a dieci o a cinque. Faceva eccezione il mio amico Gigi che poteva permettersene solo due per volta, e faceva arrabbiare il tabaccaio comprando una nazionale semplice e una col filtro. Motivo dell’incazzamento: quello doveva "rovinare" due pacchetti perchè il residuo non era più multiplo di cinque. Motivo della richiesta incazzante: una nazionale semplice costava nove lire, quella con filtro undici. Totale venti precise, e l’amico mio non ci rimetteva neanche una lira. Eravamo disperati, pur di mettere le mani addosso a una femmina corteggiavamo anche le cozze, e ci accontentavamo di qualsiasi posto che fosse un po’ riparato dagli sguardi. Con il risultato che finivamo con l’andare regolarmente in zone infestate da "mommi". Un nomignolo quasi affettuoso per "guardoni". Ai nostri tempi i mommi erano inoffensivi, direi quasi simbiotici con le coppie. Inevitabili come le mosche. Per chi aveva l’auto – prestata o noleggiata, solo pochissimi ce l’avevano di proprità ed erano tutti antipatici figli di papà – c’erano San Martino delle Scale, i tornanti di Montepellegrino ma, soprattutto e in prima linea, la Favorita il cui slargo principale si chiamò (qualcuno mi conferma che si chiama ancora così?), per i traffici che vi si svolgevano, "Piazzale degli innamorati". Per quelli che non riuscivano a procurarsi l’auto c’erano le ultime file dei cinema. Ambitissimo il palchetto del Gaudium dove la privacy, di altissimo livello, era rotta ogni tanto, a tradimento, dal raggio di luce della torcia accesa dalla "maschera" – non ho mai capito se in funzione repressiva o in cerca di immagini proibite. O forse di mance, che, con tutta la buona volontà, non eravamo in grado di dare.

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