ANNA MARIA RUTA, INCISIVA PRESENZA NELLA SETTIMANA DELLE CULTURE

( Gabriella Maggio)

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Daniele Schmiedt , Pittore con modella, 1930

Anna Maria Ruta, figura di spicco nella cultura palermitana, dopo la bellissima mostra “Artedonna Cento anni di arte femminile in Sicilia “ del 2012, propone insieme a Gioacchino Barbera alla città di Palermo le pitture di Daniele Schmiedt riunite nella mostra di Palazzo S. Elia per la Settimana delle Culture.

 

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Per il lettori di Vesprino ho incontrato Anna Maria Ruta e le ho rivolto alcune domande, al fine di rendere noto anche a coloro che non hanno visitato la mostra chi è Daniele Schmiedt e quale posto occupa nel panorama culturale del suo tempo.

Daniele Schmiedt , ha detto A. M. Ruta, è un artista interessante, nato a Palermo, poi trasferitosi e morto a Messina, da segnalare per alcune specifiche scelte figurative e tecniche di certe suoi dipinti, un artista di cui alcuni critici come Andrea Agueci nel 1935 scrivono «… è paradossale che un’artista come te non compaia nelle grandi esposizioni, in prima linea tra i migliori pittori d’Italia» o come Carlo Battaglia, che ancora nel 1954 lo definisce «la figura d’artista più rappresentativa della pittura messinese del primo cinquantennio del Novecento». In modo particolare sembra unico in Sicilia per l’ampia attenzione volta alla figura dell’operaio, specialmente edilizio, che non si ritrova in altre tele con la stessa forza e con lo stesso significato sociale. L’operaio nei suoi oli e nei suoi carboncini è osservato con occhio partecipe allo stressante lavoro quotidiano, senza alcuna esaltazione trionfalistica, secondo quanto certa propaganda fascista voleva. Quest’impronta appare solo nelle pitture murali di edifici pubblici (il Palazzo di Giustizia di Vibo valentia e di Messina) regolati dal regime attraverso architetti pur bravi come Piacentini. Per lui l’operaio è l’uomo che fatica e soffre, ma anche che si lava e si riposa nei momenti di pausa. E Schmiedt lo osserva con occhio fraterno. Lo stesso farà un decennio dopo, negli anni Quaranta, quando con la stessa pietas osserverà tante donne sole in squallide stanze, tristi, discinte – prostitute, incartatrice di limoni, cucitrici – , che attireranno la sua commossa attenzione e le cui immagini avrà pudore di mostrare in pubblico. Saranno esposte solo nel 2012 a Messina, e ora a Palermo.

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Pontieri

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Strada

 

D.- Qual è il ruolo artistico di Schmiedt nella pittura palermitana del suo tempo ?

R.- Nella pittura palermitana ha poco ruolo, di più ne ha in quella messinese. A Palermo studia, subisce gli influssi di alcuni grandi maestri dell’Accademia (Basile, Leto, Lojacono), che poi matura e trasfonde nella pittura successiva. Fra gli artisti palermitani frequenta Rizzo, Manlio Giarrizzo, di ci è molto amico, Guttuso, Franchina, Lia Pasqualino Noto, Topazia Alliata e il marito Fosco Maraini, Amorelli e altri, ma è a Messina che ha un forte ruolo propulsore sia nella vita culturale della città sia nell’educazione dei giovani.

D.- Quali delle influenze nazionali ed europee rivela la sua pittura ?

Schmiedt è un professore, vive a contatto con il mondo culturale ed artistico frequenta le librerie e le mostre e quindi è un pittore aggiornato che legge e studia. Nella sua pittura si possono cogliere gli echi di Casorati e Sironi innanzi tutto, ma anche di Carrà e De Chirico (nelle varie sue fasi pittoriche approfondisce e attraversa ora questo ora quell’artista). Nella sua prima fase, invece, è più presente la pittura impressionista francese, studiata sotto la spinta di Lojacono: Cézanne, Corot, Renoir, Monet, Matisse. Ma la conoscenza di questi grandi gli serve per approfondire le proprie scelte e irrobustire la propria personalità.

D.- A quale artista esposta recentemente in Arte Donna può avvicinarsi?

Certamente alla Elisa Maria Boglino de Le alienate, che ha la stessa tensione empatica di Schmiedt nei confronti di queste infelici, che soffrono tuttavia di un male della mente, di un male interiore, non dello sforzo fisico. Ma gli sono vicini anche i segni rapidi e forti di Lia Pasqualino, di Maria Grazia Di Giorgi o di Sistina Fatta.

D.- Nei quadri esposti che rappresentano l’album domestico e quello politico e sociale, mi pare di cogliere la tristezza come nota dominante.

 

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Mario

Sì, Schmiedt era un uomo serio e severo, ma amava teneramente i figli, i suoi idoli, e si sarebbe lasciato andare ad un linguaggio più vivace e colorato, se prima le costrizioni del Fascismo che mal sopportava, poi le angosce della prima e della seconda guerra mondiale non gli avessero impedito di fare esplodere l’aspetto più vivace del suo carattere. Dopo la seconda guerra, nei primi anni Cinquanta, in cui la figura umana sparisce dalle sue tele per dar posto solo al mare, al porto di Messina, alle sue strade, sembra che un nuovo anelito, una nuova esplosione di vita lo invada e gli consenta l’uso di un vivace colorismo, che mancava nella sua pittura dagli anni della giovinezza. Ma dura poco, perché una morte precoce lo stronca nel 1954.

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