IMAGERIE MÈDICALE

(Natale Caronia)

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Col termine di imagerie mèdicale i nostri cugini francesi indicano quella serie di indagini strumentali che servono alla diagnostica clinica. Notoriamente fanno parte di tale strumentazione le apparecchiature a raggi X, la TAC, gli ultrasuoni, la risonanza magnetica e la medicina nucleare. Spesso viene chiesta la modalità di funzionamento di questi sistemi diagnostici, quale la più opportuna e se le radiazioni sono pericolose, così come i mezzi di contrasto impiegati. Ritenendo di qualche utilità affrontare l’argomento e, in sintonia con il Direttore editoriale Gabriella Maggio Carioti, cercherò di divulgare in maniera piana la costellazione strumentale che ho visto irrompere prepotentemente nel mondo sanitario nel volgere di pochi decenni sconvolgendo, in senso positivo, la potenzialità diagnostica. Similmente si è avuto il lievitare dei prezzi della diagnostica, perché la tecnologia ha un costo ed è imperativo scegliere oculatamente la tecnica più appropriata e quella che esponga il paziente a rischi minori.

I Raggi X

Come spesso accade nella storia dell’uomo, la scoperta dell’uso clinico dei raggi X avvenne nel 1895, quasi per caso, con la radiografia di una mano fatta dal fisico tedesco Wilhelm Roentgen, che ricevette il Nobel nel 1901 per questa scoperta. La prima radiografia rappresenta un’applicazione pratica degli studi sulle scariche elettriche nei tubi di Crookes. Questo fisico, ancor prima di Roentgen, aveva notato che le pellicole fotografiche poste vicine ai tubi nel corso degli esperimenti venivano impressionate; ma non aveva approfondito le ricerche su questo fenomeno. I raggi X vennero inizialmente così chiamati per la loro natura sconosciuta.

Oggi sappiamo che sono delle radiazioni elettromagnetiche della stessa famiglia della luce, delle onde radio, raggi gamma etc., da cui differiscono solo per la lunghezza d’onda, che è compresa tra i 10 nanometri ed un picometro. Il tubo a raggi X è costituito da un’ampolla sotto vuoto con agli estremi un polo negativo ed un polo positivo; al polo negativo esiste un filamento, come nella vecchia lampadina ad incandescenza, che viene riscaldato e che produce una nuvola di elettroni. Applicando una forte differenza di potenziale (di diecine di migliaia di volts a basso amperaggio) tra polo negativo e positivo, la nuvola di elettroni viene scagliata contro l’anodo. Oggi sappiamo che i raggi X vengono prodotti per un effetto di frenamento degli elettroni che colpiscono l’anodo, in quanto l’energia ceduta dagli elettroni scagliati dal catodo (polo negativo) contro gli atomi dell’anodo (polo positivo) viene restituita in parte come raggi X ed in parte sotto forma di calore. La breve lunghezza d’onda permette alle radiazioni X di attraversare i corpi, i quali assorbono i raggi in maniera proporzionale al rispettivo numero atomico (densità); l’attenuazione differente subita durante l’attraversamento permette di discriminare i tessuti molli (cute, muscoli) dai duri (ossa, metalli). I raggi così “filtrati” all’uscita dai corpi in esame sono resi visibili su schermi fluorescenti o registrati su pellicola o captati dai moderni sistemi di rilevamento allo stato solido. L’inconveniente dei raggi X è che sono radiazioni ionizzanti, ossia capaci di produrre ioni lungo il loro percorso, quindi di danneggiare i tessuti viventi, modificare i cromosomi e determinare alterazioni genetiche. E tuttavia non bisogna averne paura in quanto in natura siamo sottoposti continuamente a radiazioni ionizzanti da parte del sole; tuttavia è opportuno che le indagini radiografiche siano effettuate a ragion veduta e che il rischio (remoto) sia compensato da un beneficio effettivo e reale. E’ noto a tutti il risultato positivo ottenuto a livello mondiale e come con lo screening mammografico abbia salvato innumerevoli donne, come pure noti sono i risultati ottenuti nella lotta contro la tubercolosi con lo screening delle comunità. Successivamente vedremo insieme come il matrimonio tra i raggi X e computer abbia generato la TAC.

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