Conversazione sul “sicilianu” alla Mondadori

(Giovanna Sciacchitano)

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Da sinistra Pippo Pappalardo, Giulia Cappellano Facciolà, Gabriella Maggio

Il tre febbraio u.s a Palermo, presso la sala conferenze della libreria Mondadori Multicentrum di Via Ruggero Settimo è stato presentato il libro “Scìviri” di Giuseppe Pappalardo, poeta e appassionato studioso di “sicilianu”. La presentazione è stata inserita nel calendario delle attività culturali dell’Associazione Volo, che opera a Palermo dal 2004, presidente Maria Di Francesco ed è stata condotta abilmente, seguendo i criteri dell’intervista, da Gabriella Maggio, docente di lettere al liceo classico Garibaldi di Palermo. Con domande mirate la Maggio ha dialogato con l’autore sui vari aspetti che la problematica del dialetto muove. Prima di entrare nel vivo della presentazione si è voluto fare un omaggio a Giuseppe Pappalardo poeta, parlando della raccolta di poesie “Di mia a tia”, con cui si è classificato al primo posto per la poesia dialettale nell’edizione 2014 del Premio Arenella. A partire dalla propria esperienza di poeta, l’autore di “Scrìviri” ha sentito il bisogno di far giungere agli altri autori siciliani un messaggio perché si diffonda un modello ortografico coerente in un idioma, il sicilianu, che si colloca ormai tra lingua letteraria e vernacolo; modello che, come l’autore stesso fa notare nel libro, è frutto del lavoro svolto dai dialettologi negli ultimi cinquant’anni.

Pappalardo, attraverso quest’opera divulgativa, sta tentando di proporre una “Koinè grafica”, cioè un accordo tra autori sull’uso dei segni grafici, ritenendo impossibile la “Koinè lessicale”. Infatti, come ha scritto la poetessa Anna Maria Bonfiglio in una sua recensione al volume di Pappalardo “la questione della Koinè linguistica difficilmente potrà essere risolta, per le varie stratificazioni linguistiche che si sono accumulate nel tempo…Questo processo inibisce la possibilità di trovare un codice di comunicazione omologato per tutto il territorio siciliano”. Dalle risposte date da Pappalardo alle domande della Maggio si evince che, proprio per questi motivi, l’autore auspica l’emanazione, da parte di un Ente autorevole, di linee-guida dell’ortografia allo scopo di mettere un limite all’imperante arbitrarietà nella scrittura del dialetto. Resta comunque il fatto che i dialetti siciliani hanno affinità tra loro per la comune derivazione dal latino, ma sono dialetti in trasformazione, come del resto avviene per ogni lingua, e si adeguano al cambiamento socio-culturale del tempo. Solo così, aprendosi al futuro nel rispetto del passato, “il sicilianu” continuerà a vivere. Ed è un’eredità che va trasmessa da una generazione all’altra, anche perché, come ha fatto notare Gabriella Maggio, il sicilianu viene ancora usato tra i giovani. Infatti, da un sondaggio tra gli studenti è emerso che i ragazzi conoscono il nostro dialetto e lo usano per fare veicolare sentimenti e sensazioni, a prescindere dalla comprensione di forme ortografiche e morfologiche corrette. E’ l’emozione che il dialetto trasmette a far sì che il sicilianu sia lingua dell’amore e della poesia e pertanto destinato a non scomparire. Durante la presentazione Pappalardo, con l’ausilio di diapositive in Power Point, ha esposto un esaustivo excursus delle inevitabili variazioni diacroniche sia a livello lessicale che morfologico e sintattico che il sicilianu ha subito per effetto delle numerose dominazioni che si sono alternate in Sicilia. Questo processo di trasformazione del “sicilianu” continua oggi in maniera naturale, esso tende infatti a italianizzarsi, perde qualche lessema e ne acquisisce altri, dando così testimonianza che il dialetto è una realtà dinamica, (come dice Pappalardo “un fiume che scorre”) e tutto quello che è dinamico è vivo. Purtroppo le Istituzioni non aiutano molto a tramandare questa nostra bella eredità, bisogna dunque riconoscere a poeti e scrittori siciliani una vera e propria funzione sociale perché con la loro produzione creativa, oltre ad arricchire il patrimonio letterario, svolgono una continua opera di divulgazione del sicilianu, così come l’hanno svolta gli autori dialettali siciliani che ci hanno preceduto.

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