CHIESA DI S. EULALIA DEI CATALANI E IL MISTERO DEI QUADRI SCOMPARSI

(Giacomo Cangialosi)

Madonna di Monserrato con santi

I Catalani arrivarono a Palermo in due tornate: la prima volta nel 1282 al seguito di Re Pietro d’Aragona con le famiglie Moncada, Valguarnera, Aragona, Cardona, Centelles, Cruillas, Isfar, Queralto e Villaraut; la seconda nel 1392 al seguito di Re Martino con le famiglie Corbera, Santa Colomba, Agnes: tali famiglie ebbero il monopolio del sistema bancario cittadino.  E’ presumibile che già con il primo arrivo venisse fondata questa chiesa nei pressi delle logge mercantili, anzi proprio vicinissima a quella dei catalani. Nei primissimi anni però ebbero il patronato della cappella di Monserrato nella chiesa di S. Domenico (esiste ancora la grande tela). All’inizio la chiesa era dedicata alla Vergine Maria ma poi nel XVI secolo assunse quello della patrona di Barcellona S. Eulalia co-titolare della cattedrale di quella città. La chiesa venne rinnovata intorno al 1630 anche se non venne mai perfezionata. Nel 1714, mercè l’interessamento del re Vittorio Amedeo di Savoia, venne ceduta dai catalani a don Giuseppe Raimondi affinché servisse per la Casa degli Ecclesiastici realizzata proprio accanto, quando avevano abbandonato quella presso la chiesa della Madonna della Volta alla Conceria. La chiesa subì alcuni danni durante il terremoto del 1823 tanto che fu necessario abbattere il campanile, oggi si vedono due campane nel transetto di destra delle quali una proveniente dal monastero del Saladino. La chiesa è preceduta da un atrio scoperto preceduto da una facciata (forse resti della loggia dei catalani mai completata costruita a sua volta sui resti di quella genovese) con busti di re aragonesi ( o forse personaggi imperiali romani) e numerosi fregi e colonne con capitelli con grifoni assimilabili allo stile plateresco. Presenta due ordini: nel primo vi sono  tre archi il cui centrale è decorato dallo stemma dell’Impero Spagnolo e da quello Catalano; in alto il secondo ordine è decorato con ghirlande con i busti di quattro re aragonesi. L’interno si presenta a croce greca preceduta da una breve navata con due cappelle, una per lato, sostenuta da quattro grosse colonne monolitiche di broccatello di Spagna fatte venire appositamente da Barcellona. La cupola prevista non venne mai realizzata, nei pennacchi affreschi monocromi con gli Evangelisti. Nelle volte e nelle cappelle resti di affreschi secenteschi. Sull’altare maggiore era la grande tela della “SS. Trinità” di Gaspare Serenario, l’altare proviene dalla chiesa parrocchiale di S. Giovanni dei Tartari, la balaustra manca di tutte le colonnine.

Presbiterio con la tela del Serenario

La cappella del transetto destro era dedicata alla “Madonna di Monserrato” con quadro di Gerardo Astorino, mentre quella del transetto sinistro conteneva “Il Martirio di S. Eulalia” dello stesso autore. Nella chiesa era venerato un grande Crocifisso ligneo trasferito oggi in altra sede e una tavola di Giuseppe Sirena raffigurante “La Madonna di Monserrato con santi” . Nulla ci è dato conoscere dei quadri del Sirena e dell’Astorino raffiguranti entrambi la “Madonna di Monserrato” i quali, già custoditi al Museo Diocesano, vennero richiesti nel 2002 dall’ambasciata di Spagna per la ricollocazione, mai avvenuta, negli altari originari: temo che anche questi, come la tela del Serenario, abbiano intrapreso un viaggio per Roma o per la Spagna privando così la città di Palermo di opere d’arte appartenenti alla nostra comunità. Già eravamo stati defraudati dalla stessa nazione dello “Spasimo” di Raffaello (oggi al Museo del Prado di Madrid)  per la compiacenza di un prelato, ma la storia si ripete, purtroppo! “Il martirio di S. Eulalia” dell’Astorino dovrebbe invece trovarsi ancora alla Galleria Regionale di palazzo Abatellis ma non ho conferme in merito.

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