BATTISTA TRIGONOMETRICO (III)
BATTISTA TRIGONOMETRICO, La ricchezza del cuore, San Lucido, Edizioni Albatramonto, 1970, da “ LA DONNA CHE PARLAVA AI LIBRI”
di Dante Maffìa
Parte terza
Possibile che quel coso che batte così forte in alcuni momenti ma che non sa parlare possa avere facoltà così preziose da renderlo unico? In fondo è come una mano, come un piede, come un orecchio, cioè una parte del corpo umano, niente di più. Non dovevano creare leggende attorno ad esso, in questo modo è come dire che le parti del corpo non sono uguali, non hanno la stessa importanza e la stessa dignità. E allora anche la storiella di Menenio Agrippa va a farsi friggere.
“Il problema però è che senza il cuore non si vive. La vita finisce. Invece senza una mano o un orecchio si continua a camminare, mangiare, bere, parlare”.
“Se è per questo, anche senza il cervello si muore”.
Erano disquisizioni inutili, lo ricordava bene, discussioni così raffinatamente dialettiche che si finiva sempre per accapigliarsi e offendersi, fino a insultarsi di brutto.
“Ma non ricordi che nelle antiche leggende per sconfiggere la forza divina bisogna mangiare il cuore del nemico. Anzi, che per avere più forza bisogna mangiare il cuore del nemico?”.
Il padre le aveva raccontato che quando facevano le cene di lavoro da Perilli , alla Piramide, alcuni mangiavano porzioni ben condite di cuore di vitella. A lei veniva il vomito ad ascoltarlo, e invece lui si sprecava in complimenti per il piatto prelibato. Più cuore si mangiava e più si diventava invincibili.
“Pa’, ma sono favole, basta con questi racconti dell’orrore. A parte il fatto che Pitagora aveva tra i suoi princìpi quello di vietare di mangiare il cuore”.
Altro che racconti, il padre ci guazzava dentro, faceva parte di quel gruppo di beoni che il sabato sera gozzovigliavano incuranti di qualsiasi forma o decoro.
Le vennero in mente i tanti racconti in cui è protagonista il cuore, certe scene di selvaggi che lo mangiavano crudo dopo averlo strappato al nemico, ma anche un film in cui facevano vedere come avviene un trapianto, un altro in cui a cuore aperto eseguivano un’operazione sulla valvola aortica. Si sentì i brividi addosso. Quando si imbarcava in quei viaggi e ripassava le cose vedute che le erano rimaste impresse più di altre, si sentiva come chiusa in un recinto obbligato da strane circostanze. Meglio tornare alle ragioni del cuore e cercare di capire quali sono veramente. Però, per quanto si sforzasse, non riusciva trovare chiarezza nell’immaginare quali sono, e finì per seguire con lo sguardo ancora una volta il volo dei rondoni. Che meraviglia, che disegni favolosi, e quegli squittii che sembravano inseguire le loro giravolte.
Dal balcone di fronte al suo s’affacciò Tommaso con la carabina e cominciò a sparare. Il primo rondone cadde davanti a lei, insanguinato. Per qualche secondo batté le ali e poi s’arrese all’inerzia.
Tommaso non aveva cuore! Ecco, dunque c’erano persone con il cuore e altre senza, e le ragioni ce l’avevano soltanto quelle che lo possedevano, naturalmente. Si convinse di questo con tale trasporto che se avesse avuto a portata di mano quel Tommaso lo avrebbe ucciso subito e aperto il petto avrebbe verificato se aveva un cuore. Un rondone coraggioso si posò accanto a quello morto, incurante della sua presenza. Ci girò attorno, sembrava piangesse, ma era un pianto invisibile, un refolo di vento che muoveva l’aria impercettibilmente. Ecco, adesso capiva: il cuore era il fiato di Dio nascosto nel corpo dell’uomo per non fargli sentire la miseria della sua carne, la povertà del suo passo stanco. Certo, Dio s’era diviso in particole, s’era fatto milioni e milioni di cuori ed entrava in ognuno senza tuttavia imporre la sua volontà, suggerendo appena le ragioni della sua presenza. Una misteriosa presenza che serviva a dare alla vita un senso, una indicazione, la realtà del viaggio verso l’eternità.
Il rondone volò via all’improvviso; restò la carcassa dell’altro. Il sangue si stava aggrumando, Tommaso continuava a sparare. Lei sentì il cuore dilatarsi, stava diventando una nuvola densa e gigantesca per impedirgli di colpire quelle povere creature in volo. Ci riuscì, il suo cuore divenne finalmente così immenso da coprire la vista di Tommaso, che cercava di trovare uno spiraglio per puntare la sua carabina senza più riuscirci.