IL MONACO FOLLE ED IL MONACO GENTILUOMO I Parte

(Valentina Mirabella)

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Tra i tanti viaggiatori giunti in Sicilia nel corso dei secoli, per ragioni di studio o per intraprendere quel Grand Tour, quasi d’obbligo per la formazione dell’erudito europeo, se ne trova uno poco a suo agio in questa inedita veste di globe-trotter: il poeta inglese Samuel Taylor Coleridge. Noto per le sue Lyrical ballads, scritte a quattro mani con l’amico Wordsworth, fu precursore del romanticismo inglese.

Motivi di salute lo spinsero a soggiornare per qualche tempo nei caldi paesi del Mediterraneo; fu a Malta nel 1804 e, nell’agosto dello stesso anno, si trasferì in Sicilia.

Visitò l’isola ed effettuò due ascensioni all’Etna, come apprendiamo direttamente da una lettera inviata alla moglie Sara recante data 12 dicembre 1804. Ai suoi Notebooks, una sorta di quaderno di appunti letterari e di viaggio, pubblicato in edizione critica in Inghilterra nel 1962, il poeta ha affidato le testimonianze del suo viaggio in Sicilia e della sua presenza sull’Etna. Coleridge giunge al monastero di S. Nicolò lo Bosco dai Monti Rossi in piena estate, il 19 agosto. Il monastero ed il paesaggio circostante, visti con gli occhi e l’immaginazione di un grande poeta, appaiono ricchi di suggestioni romantiche:

Ancora ulivi – poi cactus – alberi di fico – a circa tre miglia da Catania, la dolce veduta del bosco e del mare guardando giù / dolci giardini in una piccola depressione da un lato / alture selvatiche dall’altro, un ricco odore riempie la strada, viene da una fila di asini che pascolano – un secondo panorama ancora più gradevole a 7 miglia da Catania, prima dei Monti Rossi, corre lo sguardo – in mezzo a questi un campanile proprio di fronte a noi, e alberi e colline boscose alle nostre spalle, un campanile uguale all’altro sulla linea delle strade / e il mare …, una strada davvero faticosa, ma io la intraprendo con comodo, giungo al fresco monastero / Oh, che posto amabile / betulle o pioppi, sembrava un tronco di betulle con foglie di pioppo.. E alberi di pino, prima della fattoria grande e bianca, e dietro e intorno vigneti e colline boscose e colli coperti di viti, le vigne crescono sulle lave ridotte in polvere, una meraviglia, assomiglia alle polveri metalliche che poi si fondono in una porta forgiata / nessuna traccia di forma vegetale può essere vista / io salgo sulla collina, il suolo ardente sotto i miei piedi, e con gioia entro nel bosco lì in alto, formato da betulle e querce.

Ben distante dallo stereotipato ruolo del viaggiatore che osserva, fa commenti di natura scientifica, politica, economica e sociale, oppure cita i classici e si rifà alla storia antica, Coleridge, autentico poeta romantico dalla spiccata sensibilità e dalla salute cagionevole, sembra voler conservare una memoria dettagliata di ciò che appare ai suoi occhi, allo scopo di raccogliere materiale e suggestioni per i suoi lavori futuri; giunto nel bosco lì in alto, formato da betulle e querce, ne realizza una descrizione quasi pittorica:La collina occupata dai vigneti,.I campi ricoperti di viti,.Il monastero con i suoi sei pini e le sue betulle tremanti….

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